Spider-Man, Recensione: la svolta epocale dei cinecomics

Spider-Man di Sam Raimi torna al cinema con gli Spider-Mondays e noi, con il cuore pieno, ci teniamo a raccontarvelo.

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Dopo Spider-Man, niente è stato più come prima. 22 anni fa, precisamente per noi italiani il 7 giugno 2002, usciva nelle sale cinematografiche uno dei capostipiti di un genere ancora tutto da scrivere. Con Spider-Man, Sam Raimi rivoluziona la concezione di cinecomics, dal come questi vengono visti dal pubblico al come questi vengono realizzati, pensati e prodotti.

Fino a quel momento, pochi erano riusciti ad adattare supereroi fumettistici in eroi del grande schermo. Non si può non citare l'apporto dato da Tim Burton a questo percorso, che indubbiamente con i suoi Batman ha influito nella conciliazione di autorialità e comics, ma il suo Bruce Wayne era già in attività quando la saga prendeva piede. Il mito dietro la nascita dell'eroe, il fascino dell'origin story e la sua complessa relazione con la realtà sono eventi che Spider-Man ha introdotto in modo inimitabile, grazie al coraggio ed al genio di un regista fuori dagli schemi, nel bene e nel male.

Nonostante Spider-Man abbia diversi elementi in contrasto rispetto al materiale originale di partenza, l'amore di Sam Raimi verso il fumetto trasuda da ogni frame della pellicola e la sua passione è indiscutibilmente fedele allo spirito dell'uomo-ragno, fin dai titoli di testa.

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8.5

Spider-Man

Il mito dietro la nascita dell'eroe, il fascino dell'origin story e la sua complessa relazione con la realtà sono eventi che Spider-Man ha introdotto in modo inimitabile, grazie al coraggio ed al genio di un regista fuori dagli schemi. Tra i punti di forza della sceneggiatura c'è la capacità di mescolare dramma, comicità e azione, viaggiando in equilibrio sul filo della credibilità. Se Spider-Man è riuscito a rappresentare una svolta epocale per i cinecomics è anche grazie a Sam Raimi. Le sue riprese non convenzionali e la sua capacità di mescolare oscurità e umorismo sono state una scommessa vincente da parte della Marvel, che ha puntato su un autore vero e proprio. Un cult che sa e saprà sempre di ritorno a casa per chi, come noi, aspettava un eroe che gli indicasse la strada.

Dove vederlo:

"Da un grande potere derivano grandi responsabilità"

Peter Parker, un adolescente timido ed introverso, viene morso da un ragno geneticamente modificato durante una visita scolastica a un laboratorio scientifico. Dopo l'incidente, Peter scopre di avere acquisito straordinari poteri, tra cui la capacità di arrampicarsi sulle parenti, di sparare ragnatela dai polsi ed un particolare sesto senso che lo avverte dei pericoli.

Dopo aver inizialmente utilizzato i suoi poteri per conquistare la sua compagna di scuola Mary Jane Watson, la tragica morte dello zio Ben lo spinge a comprendere l'importanza della responsabilità che deriva dai suoi nuovi poteri. Decide quindi di creare un costume e diventare segretamente Spider-Man, un supereroe che combatte il crimine a New York, mentre la sua normale vita da aspirante fotografo prosegue di pari passo.

Norman Osborn, il padre del suo migliore amico Harry Osborn e scienziato di grande fame per cui Peter nutre molta stima, viene pian piano divorato dal suo alter-ego, Green Goblin, creato in laboratorio da lui stesso. Diversi scontri tra Spider-Man e Green Goblin metteranno a repentaglio Peter e le persone a lui più care, in un conflitto tra identità fragili e vulnerabili.

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Spider-Man, gli anni 2000 e la nascita di un eroe

Gli anni 2000 avevano bisogno di un eroe, qualcuno o qualcosa che potesse donare speranza verso il nuovo millennio, fatto di così tante domande e così poche risposte. Come spesso accade, le storie salvano le persone, permettono loro di immaginare, guardare oltre il loro specchietto di realtà, e questo ha fatto Spider-Man per chi, come noi, era in cerca di una nuova maschera da indossare a scuola, a lavoro, in famiglia.

La scelta di partire dalle basi, di realizzare un cinecomic che mostrasse il ragazzo comune prima dell'eroe, non è casuale. Probabilmente Sam Raimi e Marvel avevano capito che era il momento giusto per portare sul grande schermo un eroe con una storia da raccontare simile a quella di tanti altri ragazzi, in modo che questi potessero avere la possibilità di specchiarsi e migliorarsi. Non è un miliardario che parla, ma l'amichevole Spider-Man di quartiere, e questo in quel determinato momento storico ha fatto tutta la differenza del mondo.

Tra i punti di forza della sceneggiatura c'è la capacità di mescolare dramma, comicità e azione, viaggiando in equilibrio sul filo della credibilità come solo un maestro come David Koepp poteva fare. La capacità di arrivare a qualsiasi target di pubblico ha permesso al film di raggiungere obiettivi clamorosi per un cinecomic dell'epoca, incassando a livello mondiale 825 milioni di dollari e battendo diversi record del box office americano.

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Sam Raimi trasforma il "trash" in oro

Se Spider-Man è riuscito a rappresentare una svolta epocale per i cinecomics è anche grazie a Sam Raimi. Il regista, fino a quel momento conosciuto principalmente per la trilogia de La Casa, arrivava da un mondo apparentemente opposto ai comics, tutt'altro che mainstream. Le sue riprese non convenzionali, costruite sulla base di angolazioni particolari dell'inquadratura e movimenti rapidi di camera per intensificare le scene, sono state una scommessa vincente da parte della Marvel, che ha puntato su un autore vero e proprio.

Nella sua capacità di portare oscurità e umorismo allo stesso tempo, Sam Raimi ha donato a Spider-Man una nuova veste, con caratteristiche provenienti dai suoi atipici horror movies. Come non citare, tanto per fare un esempio, la famosissima scena del Goblin travestito da nonna all'interno dell'edificio in fiamme, qualcosa che solo Sam Raimi poteva trasformare da "trash" in oro. Di scene cult che hanno segnato generazioni intere però il film è pieno, come ad esempio il bacio a testa in giù tra Mary Jane e Peter, destinato a diventare uno dei gesti romantici più noti della storia del cinema.

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A supporto, un cast di attori intelligenti, capaci di mettersi in gioco, al servizio di un qualcosa di visionario. L'accoglienza ricevuta da Maguire nel recente No Way Home da parte del pubblico è solo l'ennesima conferma di un rapporto profondo, destinato a durare, tra pubblico e attori. Per non parlare degli effetti visivi, invecchiati sorprendentemente bene, e della colonna sonora di Danny Elfman, una pietra miliare della composizione cinematografica che ha aiutato a rendere iconico un film che per tutti noi saprà sempre di casa.