Amsterdam, Recensione – Chi troppo vuole…

Amsterdam, di David O.Russell, racconta l’amicizia di due veterani di guerra e un’infermiera alla prese con omicidi, complotti e congiure politiche

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Da oggi è nelle sale Amsterdam, l’ultimo film del pluricandidato agli Oscar David O. Russell, presentato in anteprima alla 17ª edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public. Il regista di The Fighter e American Hustle ritorna sullo schermo dopo ben 7 anni; era il 2015, infatti, quando uscì Joy con Jennifer Lawrence, già protagonista di un altro successo di Russell, Il lato positivo (2012). Questa volta manca la sua beniamina, che viene tuttavia sostituita da un ampio cast stellare: Christian Bale, Margot Robbie e John David Washington sono accompagnati da Rami Malek, Anya Taylor-Joy, la cantante Taylor Swift e un impeccabile Robert De Niro.

Tre amici ad Amsterdam

Amsterdam è fondamentalmente la storia di una grande amicizia. Siamo a New York nel 1933, i due amici, il Dottor Burt Berendsen (Christian Bale) e Harold Woodman, avvocato (John David Washington), vengono contattati da Liz Meekins (Taylor Swift) per indagare sulla morte del padre, il generale Meekins, causata da un probabile avvelenamento. I due sono entrambi reduci dalla Prima Guerra mondiale e decidono di rendere giustizia a quest’uomo, cui erano legati in quanto loro generale ai tempi del combattimento.

Per una serie di coincidenze e di complotti Burt e Harold diventano i principali sospettati di un omicidio. Per essere scagionati hanno bisogno dell’aiuto del generale Dillenbeck (Robert De Niro), ma devono fare i conti con le trame politiche e l’insorgere del totalitarismo.

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Prima di portare avanti l’indagine, assistiamo ad un flashback che ci riporta agli anni della guerra. Ci viene mostrata la nascita dello splendido legame d’amicizia tra i personaggi di Bale e Washington e il loro incontro con Valeriè Voze (Margot Robbie), un’infermiera che li ha curati in Belgio in seguito ad un attacco a causa del quale i due reduci riportano ancora oggi cicatrici evidenti (come quella sul volto, vicino all’occhio, che contraddistingue lo stravagante Dottor Berendsen).

Da quel momento i tre hanno stretto un dolce rapporto e un affetto reciproco che è poi sfociato in una relazione d’amore tra Valeriè e Harold. Divenuti inseparabili, hanno poi trascorso il periodo più felice della loro esistenza ad Amsterdam, rappresentato come un paradiso, spensierati e genuini, quasi in una bolla che li proteggeva dalle ingiustizie del mondo circostante. E dopo questo flashback si ritorna nuovamente agli Anni Trenta, dove il dottore e l’avvocato ritrovano Valeriè e portano avanti la loro investigazione.

Fin troppo macchiettistico

La trama di Amsterdam riprende fatti realmente accaduti; si rifà al cosiddetto Business Plot. Nel 1933, un gruppo di cospiratori aveva tentato un colpo di stato per rovesciare il governo di Roosevelt ed instaurare un regime dittatoriale. Queste somiglianze emergono soprattutto alla fine della pellicola, quando viene sventata la congiura.

Questa storia però è accompagnata da una sceneggiatura sovrabbondante, dove i personaggi straparlano e dove per seguire i meccanismi dell’inchiesta arriva in soccorso la voce del narratore onnisciente, Burt Berendson, che tuttavia rovina la suspense e non permette allo spettatore di partecipare attivamente alla risoluzione dell’omicidio.

Un cast stellare purtroppo non basta per realizzare un buon film: non ci si riesce ad affezionare ai personaggi, che sono fin troppo macchiettistici. Soltanto Bale, tra i tre protagonisti, convince realmente ed è a proprio agio in quei panni bizzarri dell’estroso dottore.

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Il troppo stroppia

Il montaggio che ci porta repentinamente da una scena all’altra fa apparire le sequenze sconnesse. Le scenografie e i costumi sono sfarzosi e la fotografia, a cura di Lubezki, ci fa immergere nelle atmosfere della prima metà del Novecento. Da evidenziare è sicuramente la scena in cui Valeriè si diletta con la cinepresa per riprendere il grande giorno che porterà a scoprire tutte le trame sottese: qui assistiamo ad una sequenza metacinematografica interessante. Amsterdam dunque unisce diversi generi, dal noir allo slapstick, ma questo non sempre è un bene: a volte l’eccesso stride.

La pellicola non riesce a superare le aspettative, anzi, Amsterdam non convince del tutto proprio a causa di pretese troppo alte. Lo spettatore, abbagliato dalla pioggia di stelle nel cast, esce dalla sala un po’ interdetto e, senza ombra di dubbio, con dei nomi così si poteva fare di meglio.

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6

HyRank

Amsterdam

Un film sull’amicizia ricco e sfarzoso, ma povero di contenuto. Una trama un po’ confusionaria e personaggi grotteschi che non fanno di una delle pellicole più attese dell’ultimo periodo un ottimo film. David O. Russell questa volta ci attira in sala con tutte quelle star che fungono da calamita per lo spettatore, ma non riesce a convincerci.

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