Anselm, Recensione: il ritratto dell’artista firmato da Wim Wenders

Anselm, il nuovo documentario di Wim Wenders presentato a Cannes, è un viaggio nello spazio e nel tempo tra storia e iconografia.

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Il 30 aprile è approdato nelle sale italiane, distribuito da Lucky Red, Anselm (Anselm - Das Rauschen der Zeit), un documentario (in 3D) presentato in concorso al 76° Festival di Cannes e diretto dal noto regista tedesco Wim Wenders. L'opera racconta attraverso il suo sguardo dietro macchina da presa l'arte del pittore e scultore Anselm Kiefer, suo coetaneo e connazionale.

Anselm arriva al cinema mentre, contemporaneamente, le opere dell'artista sono esposte in una grande mostra a lui dedicata e da lui stesso ideata e realizzata esposta nelle sale di Palazzo Strozzi a Firenze.

L'unione dell'arte di Anselm Kiefer con quella di Wim Wenders da vita ad un incontro di sguardi inedito e sorprendente. Quest'opera supera quello che può apparire ad un primo approccio un mero esercizio intellettuale: ci troviamo difronte, oltre che alla storia personale di un grande artista, ad un'analisi critica dei linguaggi espressivi e ad un'apertura totale che attraversa una molteplicità di ostacoli culturali, con l'intento di trarne ispirazione positiva.

La storia e l'arte di Anselm Kiefer


La direzione narrativa scelta da Wim Wenders rivela il percorso artistico e il fascino delle opere di Kiefer sia dal punto di vista intellettuale e spirituale che storico, il suo lavoro fotografico rivoluzionario e mettendo anche in luce le influenze letterarie che permeano la sua arte.

Anselm Kiefer, nato poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale e cresciuto tra le macerie di una nazione sconfitta con una società da ricostruire, ha esplorato dal principio i grandi temi della storia, del mito e della memoria durante la sua carriera, affrontando anche gli aspetti più oscuri e dolorosi che hanno direttamente colpito la sua terra natale.

Verso la fine degli anni '60, Anselm Kiefer diventa noto per l'esposizione di autoritratti, fotografie e dipinti in Germania, Italia e Svizzera, nei quali utilizzava il saluto nazista come sfondo. Questo rappresentava un'azione politica diretta. Kiefer inizia così a esplorare quella che è definibile un'identità collettiva attraverso l'arte, utilizzando i più svariati materiali e ampliando i formati per creare opere cariche di simbolismo e tensione, in grado di trasmettere una sorta di grandezza alienante e "spaventosa".

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Immagine fotografata

Negli anni '90, Anselm Kiefer subisce un cambiamento nel suo lavoro artistico dopo viaggi in India, Asia, America e Nord Africa, dove sviluppa un interesse per il dialogo tra culture orientali e occidentali. Le influenze dell'architettura mesopotamica emergono nelle sue opere, insieme a richiami ai paesaggi del sud della Francia e a elementi letterari e poetici stratificati. I libri sono sempre stati una parte significativa della sua produzione artistica.

Oltre a dipinti, sculture e fotografie, Kiefer interviene in spazi fisici trasformando una vecchia fabbrica in uno studio e creando installazioni permanenti (land-art). La fondazione Eschaton-Anselm Kiefer, fondata nel 2022, gestisce ora il suo studio e lo apre regolarmente al pubblico. Durante la Biennale di Venezia, espone dipinti ispirati agli scritti del filosofo Andrea Emo presso il Palazzo Ducale.

Wim Wenders dirige un viaggio visionario tra opere e ricordi

A partire dal 2020, Wenders ha avuto una serie di incontri negli atelier di Kiefer che si sono conclusi con una mostra a Palazzo Ducale, Venezia, nel 2022. Durante questi incontri, Wenders ha esplorato come dicevamo, i più svariati aspetti della vita e dell'opera di Kiefer, cercando una chiave per comprendere ancor più profondamente le sue creazioni e poter permettere che anche il pubblico in sala comprendesse, mettendosi alla prova.

Per questo Anselm è da considerare un vero e proprio viaggio con l'occhio e lo stile del regista tedesco attraverso il tempo e lo spazio, nel quale si fonde passato e presente, storia e iconografia. Kiefer stesso vive la sua arte come un viaggio, sia all'interno delle sue opere che nella sua mente creativa.

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Immagine fotografata

Dalle rovine del passato agli atelier diventati set in movimento, questo spazio indefinito tra cinema e pittura ci avvolge. Wenders indaga nel tempo attraverso frammenti di documentario, dà voce all'interiorità e poi la utilizza per creare sovrapposizioni visive simili a quelle delle installazioni artistiche di Kiefer.

Anselm pone in risalto l'ostinazione di Kiefer nel trattare la cultura e il passato del popolo tedesco sin dai suoi primi lavori, riflettendo su un'identità nazionale che non può essere dimenticata. E questa inizialmente, per un artista emergente nella Germania del dopoguerra, non deve essere stata una scelta facile.

Perchè la scelta del 3D? L'utilizzo del 3D serve in questo caso come mezzo per esplorare con più immersione l'operato dell'artista, dato che per gli spettatori non è possibile raggiungere o ammirare da vicino molte delle sue opere, il tentativo era quello di renderle il più vicine possibili. C'è da dire però che nel 2024 non è una scelta per nulla innovativa e anche poco riuscita nonostante gli intenti assolutamente nobili e coerenti.

C'è molta arte e poetica in Anselm, ma anche un certo distacco, uno sguardo un po' artefatto che rompe la magia che sarebbe potuta essere altresì vissuta a pieno dallo spettatore.

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7.5

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Anselm

Anselm è un documentario diretto dal noto regista Tedesco Wim Wenders e presentato in concorso al 76° Festival di Cannes, l'opera esplora in un viaggio visionario l'opera e la vita dell'artista avanguardista tedesco. Nei suoi atelier, attraverso i suoi mille diversi materiali si plasmano le sue opere e il racconto di Wim Wenders. Il film è immersivo e poetico, fonde in sé l'essenza dell'arte più pura: quella che ha la necessità di essere realizzata. Peccato per alcuni momenti in cui risulta leggermente artificioso e per l'utilizzo del 3D che diventa superficiale.

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