Blizzard Entertainment contro tutti
Continua in modo intransigente e severo l’atteggiamento di Blizzard Entertainment nei confronti di tutti coloro che si mostrano vicini per solidarietà agli avvenimenti di protesta che da qualche tempo si verificano ad Hong Kong. Ci si ricorderà dello scalpore che aveva suscitato il caso del giocatore di Hearthstone, Chung “Blitzchung” Ng Wai, dopo che questi in […]
Continua in modo intransigente e severo l'atteggiamento di Blizzard Entertainment nei confronti di tutti coloro che si mostrano vicini per solidarietà agli avvenimenti di protesta che da qualche tempo si verificano ad Hong Kong. Ci si ricorderà dello scalpore che aveva suscitato il caso del giocatore di Hearthstone, Chung “Blitzchung” Ng Wai, dopo che questi in un live stream si era espresso favorevolmente alla lotta che soprattutto i giovani stavano conducendo contro la governatrice della città asiatica. In quell'occasione il publisher statunitense con una dichiarazione ufficiale aveva ritenuto di punire Chung con una serie di misure restrittive come l'esclusione dal campionato in corso e l'allontanamento dai tornei per sei mesi (inizialmente si era parlato di un anno), rifacendosi a sua discolpa al regolamento vigente che sovraintende simili competizioni. Tale decisione era stata oggetto, però, di molte critiche sui social media, per qualcuno si era trattato di un vero e proprio scandalo, tanto che la stessa Nintendo aveva annullato il lancio ufficiale di Overwatch per la propria console.
Ora, il caso si ripete questa volta colpendo un'intera squadra di giocatori ancora di Hearthstone, l'American University, a cui è stato vietato di gareggiare per un periodo di sei mesi. L'accusa è quella di aver mostrato un cartello con scritto “Hong Kong libera, boicottate Blizzard”, un atto decisamente forte e chiaro e che ovviamente non è passato inosservato in quanto si è svolto in un momento di una gara ufficiale. Dal canto suo l'azienda di videogiochi, dopo una pausa di riflessione, ha preso posizione difendendo il proprio provvedimento sottolineando che a nessuno è negato di esprimere le opinioni personali, ma non durante lo svolgimento di una sfida “dove tutti sono benvenuti”. E per quanto riguarda la Cina, Allen Brach, presidente di Blizzard Entertainment ha dichiarato che le loro relazioni in quel Paese non hanno influenzato la loro decisione.
È difficile, comunque, credere che le polemiche si placheranno e che altre situazioni del genere non si ripeteranno perché lo sport è diventato anche un canale che permette di divulgare un messaggio dovunque, superando ogni barriera e confine.