Bridgerton, Recensione della nuova serie Netflix di fine 2020

Giorno di Natale 2020 in famiglia. Passiamo in rassegna il catalogo Netflix, alla ricerca di qualcosa. Compare Bridgerton: “è la nuova serie di Shonda Rhimes!”, esulta mia madre. “Londra XIX° secolo!” dico io, “yay, una nuova serie in costume!” dice mio padre con una punta non così nascosta di sarcasmo. Inizia così, in pieno spirito […]

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Giorno di Natale 2020 in famiglia. Passiamo in rassegna il catalogo Netflix, alla ricerca di qualcosa. Compare Bridgerton: "è la nuova serie di Shonda Rhimes!", esulta mia madre. "Londra XIX° secolo!" dico io, "yay, una nuova serie in costume!" dice mio padre con una punta non così nascosta di sarcasmo.

Inizia così, in pieno spirito democratico, la nostra maratona Bridgerton, perché, ve lo giuro, è praticamente impossibile smettere di guardarlo.

Di cosa parla?

Bridgerton è un progetto ucronico ambientato nella Londra vittoriana, nella stagione dei debutti. Le famiglie dell'alta nobiltà della capitale britannica devono presentare le proprie figlie alla Regina, ottenerne il favore, e puntare al matrimonio più conveniente possibile.

E così conosciamo Daphne Bridgerton, la figlia maggiore di una grande famiglia aristocratica, perfetto diamante di punta della corte reale, che crede nel matrimonio per amore, senza se e senza ma. Daphne incontra nella sua strada Simon Basset, duca di Hastings, immancabile libertino, che non solo non crede all'amore, soprattutto non crede nel matrimonio. Né tantomeno che Daphne possa essere adatta a lui.

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I due, per svicolare dai loro maritali doveri nei confronti delle proprie famiglie fingeranno di avere una relazione, in modo da dare qualcosa in pasto alle pettegole bocche di Londra, e, in particolare, a Lady Whistledon, misteriosa voce narrante della serie.

Lady Whistledon, il gossip e i tabloid

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Lady Whistledon incarna alla perfezione la tradizione britannica dell'amore/odio per i tabloid. Celata dietro questo carismatico pseudonimo, l'autrice del giornale scandalistico a distribuzione gratuita fa tremare le famiglie aristocratiche di Londra, svelandone i segreti e mettendo in crisi relazioni e rapporti di potere.

Lady Whistledon è un personaggio a metà tra Mary Alice di Desperate Housewife, nella funzione di narratore onniscente, di Gossip Girl nell'omonima serie, e di A (Pretty Little Liars): svelando, infatti, i retroscena familiari di casa Bridgerton, casa Featherington e del palazzo reale, Lady Whistledon costringe i personaggi ad agire in risposta a queste rivelazioni, incatenandoli in una rete di causa-effetto da cui pochi riusciranno a liberarsi.

Il mistery drama

E' chiaro che l'identità di Lady Whistledon interessi a molti, in particolare a Eloise Bridgerton, sorella minore di Daphne, indipendente, carsimatica e anticonformista. E' lei a svolgere il ruolo di investigratrice, ricordandoci Enola Holmes, dando moto a una sottotrama interessante, e richiamando uno degli aspetti più caratterizzanti della serie: il distacco della nuova generazione dagli obblighi e dalle formalità della precedente, nel pieno spirito del primo femminismo.

Sebbene in modo diverso, entrambe le sorelle Bridgerton incarnano due aspetti diversi dell'indipendenza femminile. Daphne rappresenta, all'inizio, l'omologazione, l'abbracciamento ai propri doveri di figlia, di sorella e di donna. Le sue vicende personali e amorose la costringono però ad evolvere nella storia, diventando cosciente del proprio ruolo, della propria femminilità e dell'indiscutibile necessità di difendere le proprie decisioni.

Eloise, al contrario, va contro le regole imposte dalla società a lei contemporanea: nel proprio futuro vede un lavoro e non il matrimonio sognato dalle sorelle.

La serie, però, ci sottolinea come entrambe le ragazze siano figlie dell'aristocrazia e che, in virtù del proprio essere lady, signore di corte, sia loro permesso avere non solo i privilegi legati agli agi e al denaro, ma anche e sopratutto il lusso di sognare la vita che vogliono.

Bridgerton, i privilegi e il razzismo

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Se i privilegi di casta sono dichiaratamente criticati, così lo sono i privilegi di razza. Bridgerton è, come per molte serie di Shonda Rhimes, piena di personaggi di colore. La prima impressione, forse influenzata dalle recenti polemiche su Ariel nella nuova produzione Disney e su Hermione, nella versione teatrale di Harry Potter, è che si tratti di una sorta di black washing non necessario. Tuttavia, l'operazione compiuta dalla Rhimes si dichiara presto per quello che è: la creazione di una ucronia che vuole portare lo spettatore a riflettere.

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Su cosa? Semplicemente su quanto le decisioni di pochi, eletti e potenti, avrebbero potuto cambiare il destino di molti, permettendo un'integrazione reale, completa e, di certo, più precoce tra popoli di etnie diverse. Nella serie il re ha scelto una consorte di colore, permettendone l'ascesa a rango reale: cosa mai dichiaratamente avvenuta nella Gran Bretagna dell'800 e che richiama inevitabilmente alla contemporaneità della coppia reale di Harry Windsor e Meghan Markle.

Bridgerton: il trash che ci piace.

La serie, chiaramente, pur offrendo degli spunti di riflessione, mantiene i toni leggeri del drama in costume, con una trama che si scrive da sola, scelte narrative e plot twist su cui io e mio padre abbiamo letteralmente scommesso, qualche scena di nudo e, sopratutto, una regia facile, incalzante e di consumo.

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Tuttavia, l'effetto finale di questa sorta di "se Gossip Girl fosse a Downtown Abbey" tiene incollati allo schermo. Saranno gli splendidi costumi, sarà il gusto del trash che mai sazia, eppure Bridgerton, dichiaratamente di basse pretese, piace assai.

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E' interessante lo scontro, inevitabile, che si crea con The Crown, di cui troviamo dei piccoli elementi parodistici, ma anche i richiami alle storie classiche, come Cenerentola, che rendono il prodotto finale semplice, intuitivo e piacevole.

Alla fine di due giorni di Bridgerton, e un paio di sogni a tema, poche cose sono chiare: il finale è piaciuto a tutti e tre, le scommesse sulla trama le ho vinte tutte io, e mio padre, anche se si lamenta, adora i drammi in costume.

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7

HyRank

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La nuova serie targata Shonda, pur con le tinte umoristiche e leggere di un romanzo rosa, punta il dito contro i tabloid, il razzismo e i privilegi di classe, in una Londra immaginaria di inizio '800. Un esperimento trash nel complesso ben riuscito, senza le pretese di altri drama in costume a cui siamo abituati

Aspetti positivi

  • Ottimi costumi

  • Piacevole incrocio tra fantasia, realtà e contemporaneità

  • Una trama nel complesso semplice ma che permette ai personaggi di essere visti in molteplici dimensioni

Aspetti negativi

  • Una trama forse troppo semplice

  • Delle scelte narrative scontate e prevedibili

  • I toni leggeri di un harmony da spiaggia. Ma potrebbe essere anche un bene

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