Bring Them Down, Recensione: una storia di fragilità e vendetta
Bring Them Down di Christopher Andrews è il vincitore del premio alla miglior sceneggiatura al Rome Film Fest 2024. Ecco cosa ne pensiamo.
Bring Them Down è l'opera prima di Christopher Andrews, che ha fatto il suo debutto mondiale in concorso nella sezione Progressive Cinema della 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma, vincendo anche il premio per la miglior sceneggiatura.
Questo thriller psicologico, ambientato nella suggestiva campagna irlandese, racconta una storia di vendette, relazioni familiari complesse in un'atmosfera cupa e opprimente.
Protagonista di questo viaggio nell'oscurità è Christopher Abbott, affiancato da un cast di tutto rispetto, nel quale troviamo: Barry Keoghan, Colm Meaney, Paul Ready, Conor MacNeill, Nora-Jane Noone e Aaron Heffernan.
La trama di Bring Them Down: il senso di colpa che può segnare per sempre
Bring Them Down, come già accennato, ci immerge in un'Irlanda rurale, dove la bellezza ma anche la desolazione della campagna cela un sottofondo di tensioni e rancore.
Michael è un giovane uomo assente che deve prendersi cura del padre malato e oppresso dalla responsabilità di un grave incidente che ha segnato per sempre la sua esistenza vive una vita solitaria e monotona. Il suo passato è segnato anche da un amore perduto e da un rapporto complicato con il genitore che incombe su di lui come un'ombra.
Un conflitto con i suoi "vicini di casa", Gary (Paul Ready) e Jack (nonché rispettivamente l'attuale marito e il figlio della della sua ex fidanzata) innesca una catena di eventi violenti, nei quali Michael viene risucchiato in un vortice di rabbia e vendetta.
La pellicola tenta di esplorare, riuscendoci abbastanza bene per la maggior parte del tempo, le profondità e le bestialità dell'animo umano, mostrando come le ferite di un passato che non si è mai affrontato possano riaprirsi in modo incontrollato e come la violenza possa generare altra violenza.
Ti potrebbe interessare:
Sullo sfondo di una natura selvaggia ma allo stesso claustrofobica, assistiamo a un duello psicologico tra Michael (Christopher Abbott) e i suoi rivali, un conflitto che mette a nudo le fragilità di ciascuno. Il regista Christopher Andrews, con una regia attenta, crea un'atmosfera opprimente, dove i personaggi sono prigionieri dei loro demoni interiori.
Una narrazione a prospettive alternate e delle buone interpretazioni
Christopher Andrews costruisce un racconto coerente sin dalle prime sequenze scegliendo una narrazione a prospettive alternate.
Inoltre Andrews inizialmente, non ci mostra l'aggressione subita da Michael creando un senso di suspense e incuriosendo lo spettatore. Solo quando il protagonista intraprende la sua vendetta, il film ci svela finalmente l'identità degli aggressori e le ragioni che li hanno spinti a compiere quell'atto. È come se Andrews volesse giocare con le aspettative, tenendoci all'oscuro per poi rivelarci un quadro più completo della situazione.
Il gioco di prospettive diventa il fulcro attorno al quale ruotano tutti i sentimenti di rivalsa dei protagonisti.
I conflitti in gioco acquisiscono una complessità che sarebbe stata difficile ottenere con una narrazione più lineare anche se non tutte le scelte sono efficaci a livello narrativo e strutturale, sicuramente immersivo ma non sempre coerenti fino in fondo, ed è un po' questo il difetto di un film buono ma che non riesce ad andare oltre e non lascia il segno nonostante gli ottimi presupposti.
Bring Them Down ci parla di relazioni umane, delle conseguenze delle nostre azioni e del peso del passato. Attraverso le interpretazioni intense degli attori, in particolare Christopher Abbott e Colm Meaney, il film ci coinvolge emotivamente e ci lascia riflettere sulle nostre scelte di vita. anche se non riesce a convincere lo spettatore al cento per cento durante i 105 minuti che compongono la pellicola.
7
HyRankBring Them Down
Bring Them Down è un thriller psicologico ambientato nella campagna irlandese che racconta la storia di Michael, un giovane uomo alle prese con un passato tormentato e un presente segnato dalla violenza. Il film esplora temi come la vendetta, la famiglia e l'isolamento, creando un'atmosfera cupa e intensa. La regia di Christopher Andrews, al suo debutto, è ben studiata e coinvolgente e le interpretazioni degli attori sono decisamente buone ma la pellicola non va oltre e non lascia il segno nonostante gli ottimi presupposti, non riuscendo a convincere lo spettatore al cento per cento durante i 105 minuti che la compongono.