Come può uno scoglio, Recensione: Pio e Amedeo alla ricerca di sé stessi
Dopo un anno da Belli ciao, Pio e Amedeo tornano al cinema con Come può uno scoglio, un film più equilibrato e che non rischia.
A distanza di un anno da Belli ciao, Pio e Amedeo tornano al cinema con Come può uno scoglio. Come per il primo, anche qui abbiamo la regia di Gennaro Nunziante, che dopo essersi diviso da Checco Zalone sembra aver trovato nei due comici foggiani nuova linfa.
Un dettaglio non irrilevante questo visto che Come può uno scoglio ricalca senza nascondersi la formula vincente portata dal regista con Zalone, forse anche più di quanto fatto con il primo film. Una garanzia, ma che non esce dalla comfort zone a cui siamo ormai abituati e che non si prende alcun rischio, anche quando avrebbe potuto.
Pio e Amedeo alla ricerca di sé stessi
Amedeo è un ex carcerato fatto assumere da un sacerdote come autista personale di Pio, un uomo in carriera con l'obiettivo di diventare sindaco di Treviso. Quest'ultimo vive con sua moglie e i suoi bambini nell'agio, ma dopo la morte di suo padre tutto cambia e le responsabilità diventano tante.
Dovendo risolvere alcune faccende lasciate in sospeso dal padre, Pio, accompagnato da Amedeo, inizia un viaggio tanto reale quanto interiore alla ricerca delle sue origini e di sé stesso. I due hanno molte più cose in comune di quanto possano pensare.
Come può uno scoglio: un passo avanti o indietro?
L'umorismo, si sa, è soggettivo. Pio e Amedeo sono forse due dei comici italiani più spartiacque nel pubblico, tra chi li ama e chi li odia, difficile stare nel mezzo. Alcune cose però funzionano sempre (o quasi), come ad esempio utilizzare due personaggi agli antipodi, con stili di vita completamente opposti tra loro. Nel loro nuovo film, il duo pugliese riprende questa formula per sottolineare le differenze tra classi sociali, le loro lotte, ma anche e soprattutto i loro spiriti.
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Tante le tematiche toccate dal film in giro per l'Italia: dalla politica alla corruzione, dalla mafia alle sue infiltrazioni, dai giovani persi agli adulti ancora in cerca loro stessi. Tutto viene trattato con rispetto, senza mai esagerare, utilizzando gli stereotipi, ma senza abusarne, anche quando forse si poteva osare di più. Senza prendersi rischi, quindi, Pio e Amedeo si assicurano la risata, il "compitino", ma niente di più.
L'unico aspetto a mettersi realmente in mostra di Come può uno scoglio è l'utilizzo della musica, che varia da pezzi neomelodici a cult della musica rock anni Settanta, anche con tanto di costumi e parrucche, attraversando generazioni lontane anni luce tra loro che pur condividono disorientamento.
Qualche personaggio non convince, come la moglie di Pio ed il suo cambiamento improvviso sul finale, ed il road movie che si viene a creare contiene delle tappe che a volte appaiono forzate, in particolare verso il finale. In ogni caso, Nunziante si dimostra ancora una volta un regista che sa quel che fa, che indubbiamente conosce bene il proprio mestiere e le dinamiche per creare un film comico che non passerà alla storia, ma che strapperà un sorriso a chi gli darà una possibilità.
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HyRankCome può uno scoglio
Come può uno scoglio ricalca senza nascondersi la formula vincente portata dal regista con Zalone, forse anche più di quanto fatto con il primo film. Una garanzia, ma che non esce dalla comfort zone a cui siamo ormai abituati e che non si prende alcun rischio, anche quando avrebbe potuto. L'unico aspetto a mettersi realmente in mostra di Come può uno scoglio è l'utilizzo della musica, che attraversa generazioni lontane anni luce tra loro che pur condividono disorientamento. Qualche personaggio non convince e alcune tappe del viaggio appaiono forzate, ma il sorriso lo porta a casa.