Denti da squalo, Recensione – Un esordio che lascia il segno

Denti da squalo è il primo lungometraggio di Davide Gentile, un film di formazione interessante che si destreggia tra realtà e elementi onirici.

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L’8 giugno ha fatto il suo esordio nelle sale Denti da squalo, il primo lungometraggio firmato dal regista Davide Gentile, un film girato e ambientato sul litorale romano che attraverso la storia di Walter, un ragazzino del luogo, affronta e tratta delicatamente svariati temi come l’elaborazione del lutto, la criminalità organizzata e le difficoltà della crescita in età preadolescenziale.

La pellicola prodotta da Gabriele Mainetti (regista dei brillanti Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out) vanta un cast ristretto ma di tutto rispetto, nel quale oltre al giovanissimo debuttante Tiziano Menichelli, che interpreta Walter ed all’altrettanto giovane Stefano Rosci che veste i panni del suo amico Carlo, troviamo Virginia Raffaele (Anna) , Claudio Santamaria (Antonio) e Edoardo Pesce (Il Corsaro).

Un racconto di formazione tra fiaba e realtà

Denti da squalo è film di formazione al centro del quale c’è Walter, un ragazzino che si trova a dover affrontare da un giorno all’altro la perdita del padre e si aggrappa ad ogni ricordo, anche se sfocato che ha di lui.

Seguendo questa scia di ricordi Walter si reca alla villa abbandonata del Corsaro, il boss più temuto del luogo ed ex migliore amicosocio di suo padre Antonio, dove con grande stupore scopre che la piscina è in realtà la dimora di uno squalo.

Poco dopo questa scoperta Walter incontra Carlo, anche lui frequentatore della villa e apparentemente una giovane testa calda.

Ben presto i due fanno amicizia e trascorre così parte dell’estate, tra un furto di pesci da dare in pasto allo squalo e birre sorseggiate al sole.

Trascorrendo il tempo in quella villa intrisa di lusso e ricordi di malavita man mano matura anche il desiderio da parte di entrambi di entrare a far parte del giro della criminalità organizzata di zona. Una strada che appare luminosa ai due ma che in realtà è solo fumo negli occhi.

Prendere per mano il pubblico

La narrazione si muove in un territorio a metà tra il reale e il fantastico, tra la vita vera e la fiaba.

Inizialmente lo spettatore non comprende se Walter immagina o vive realmente quelle situazioni ma probabilmente ai fini della pellicola questo dato cambierebbe di pochissimo l’interpretazione e il non stabilire cos’è reale e cosa non lo è rende chiaro che si è difronte ad un film che cresce e affronta l’instabilità emotiva del momento assieme al suo protagonista.

Davide Gentile con la sua regia prende per mano il pubblico in sala e lo accompagna all’interno della pellicola per esplorare il territorio, la storia e conoscere Walter ed il suo mondo interiore mostrandoci, con una buona fotografia e direzione registica, questo mix tra la realtà di quartiere spoglia e tangibilissima e il mondo onirico.

Il punto debole di Denti da Squalo è purtroppo il ritmo della narrazione che in momenti altalenanti perde di mordente e cade nel banale, motivo per il quale questo film è molto interessante ma non riuscito a pieno dal punto di vista della struttura e della gestione dei tempi del racconto. La sceneggiatura di Valerio Cilio e Gianluca Leoncini è intrigante, ma non priva di scelte scontate che nel complesso non rovinano il film ma mettono l’accento sul suo essere un'opera acerba.

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Il ruolo delle figure genitoriali

Lo squalo relegato in quella piscina rappresenta per Walter la figura persa del padre che da giovane, prima di dedicarsi alla famiglia e lavorare come operaio operava nella malavita e insieme al Corsaro faceva parte di un duo potente e spietato che raggiungeva gli obbiettivi attraverso l’intimidazione e la paura. Inizialmente Walter assieme a Carlo insegue quel “sogno”, desiderando di diventare uno squalo, un potente e non finire nell’oblio come il padre morto in un incidente mentre lavorava.

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    Se la figura paterna è idolatrata per via del suo passato, quella materna è completamente messa da parte, ignorata perché si muove in un territorio poco affasciante, destreggiandosi tra casa e lavoro per tirare avanti e anche colpevolizzata.

    Davvero il padre di Walter ha rinunciato al potere a causa della donna? Il ragazzo è convinto di questo, ma le carte in tavola si ribaltano con nel tempo e elaborando il lutto passo dopo passo, finisce col comprendere il padre e le sue scelte.

    Una vita nel terrore non è una vita libera e anche uno squalo per stare bene ha bisogno di essere libero nel suo habitat.

    Il processo che porta a questo cambio di rotta è il fulcro sul quale si concentra tutta la seconda metà della pellicola fino alla sua surreale ma allo stesso tempo significativa e ironica conclusione.

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    Le performance dei protagonisti: tra sorprese e certezze

    Come detto in precedenza all’interno del cast di Denti da squalo troviamo due giovanissimi esordienti, Tiziano Menichelli e Stefano Rosci, che nonostante la poca esperienza ci regalano delle interpretazioni convincenti e ben riuscite, non è affatto difficile provare empatia nei confronti due ragazzi e tifare affinché l’amicizia che li lega superi gli ostacoli davanti ai quali si ritrovano, ma nel film di Gentile ci sono anche due grandi certezze.

    Claudio Santamaria e Edoardo Pesce, si ritrovano di nuovo sullo stesso set e nonostante personaggi da loro interpretati appaiono per poco tempo sullo schermo arricchiscono la pellicola e lasciano il segno.

    Bisogna inoltre aprire una parentesi su Virginia Raffaele che interpreta la mamma di Walter e che nonostante sia nota al grande pubblico come comica e imitatrice, in questo film sveste i panni dei personaggi che solitamente porta in tv e ci regala un performance credibilissima. Anna è una donna autentica, in lutto, ma che si fa forza continuando a vivere la quotidianità, nutrendosi di piccole gioie come vedere il figlio giocare felice sulla spiaggia.

    denti da squalo

    7.5

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    Denti da squalo

    Denti da squalo è l'opera prima del regista italiano Davide Gentile, un racconto di formazione che si destreggia tra la dimensione reale e quella onirica. La storia di Walter e della sua estate ricca di momenti di fragilità e avventure ai limiti del surreale, i temi trattati sono molti: dall'elaborazione del lutto alla criminalità organizzata di provincia. La narrativa è originale ma ha dei punti deboli che rendono quest'opera interessante, ma acerba nel complesso. Sicuramente un punto di forza invece è rappresentato dalle ottime interpretazioni degli attori, tra certezze e sorprese, e dalla bravissima Virginia Raffaele nel ruolo di Anna.

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