Emma. – Una danza tra egocentrismo e superficialità
Tra estetica e leggerezza, Anja Taylor-Joy è Emma nell’ultimo adattamento cinematografico del classico di Jane Austen.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo pubblicato nel 1815 da Jane Austen, Emma. è la prima pellicola diretta nel 2020 dalla regista Autumn de Wilde.
Protagonista assoluta è Anja Taylor-Joy, star dell’acclamata serie tv La regina degli scacchi che, anche in questo caso, si rivela perfetta con i suoi lineamenti particolari e uno sguardo intenso, per un ruolo che le calza a pennello.
Al suo fianco, nel cast spiccano attori britannici quali Johnny Flynn (protagonista di Song One), Josh O’Connor (Cenerentola, Posh), Callum Turner (The Only Living Boy in New York e Animali fantastici: i Crimini di Grindelwald), Mia Goth (nota per Nymphomaniac e Suspiria, remake di Luca Guadagnino), Miranda Hart (Infedele per caso, Spy), Gemma Whelan (la Yara Greyjoy de Il trono di spade) e Bill Nighy.
Terza trasposizione dell’opera letteraria dopo la pellicola del 1996 diretta da Douglas McGrath e la miniserie televisiva del 2006 di Jim O’Hanlon, il film ha ottenuto due candidature ai premi Oscar 2021, una candidatura ai Golden Globes e una ai BAFTA.
LA TRAMA - No spoiler
Emma Woodhouse è una giovane benestante, orfana di madre e figlia di Mr. Woodhouse (Bill Nighy), un anziano lamentoso e ipocondriaco. Padrona di casa dal momento in cui la sorella maggiore si è sposata e ha abbandonato la dimora familiare, nella sua vita Emma non ha mai dovuto patire alcun tipo di dispiacere e si è dilettata nello spettegolare e nel combinare i matrimoni di amici e conoscenti, disinteressata, invece, nel trovare l’amore per sé.
Sarà, tuttavia, proprio questa sua attitudine, unita a superficialità ed inesperienza, a portare Emma a commettere degli errori che causeranno in lei le sue prime sofferenze.
Finché gli uomini non si innamoreranno di colti intelletti anziché di volti leggiadri, una ragazza graziosa come Harriet avrà la certezza di essere ammirata e ricercata.
EMMA WOODHOUSE
Il titolo del film scelto da Autumn de Wilde assume una forma particolare: il punto ne è parte integrante e apre alle più disparate interpretazioni rispetto a quanto l’autrice abbia realmente voluto intendere.
Emma, punto. Perché al centro delle vicende c’è solo lei. È attorno alla sua figura che ruotano le azioni degli altri personaggi, i loro amori e i loro pianti. Emma. è un ballo che conduce la protagonista, che guida la danza in virtù del proprio egocentrismo e della propria superbia.
"Sto per descrivere un'eroina che non potrà piacere a nessuno, fuorché a me stessa", scrive Jane Austen prima di accingersi nella stesura del romanzo. Bella, ricca, intelligente ma, soprattutto, viziata, Emma non è in grado di comprendere gli altri al di là di sè stessa, assumendo che la sua realtà e i suoi pensieri siano universalmente condivisi. Altezzosa e orgogliosa, crede di avere il potere di manipolare le vite delle altre persone a suo piacimento, come fosse una partita a scacchi in cui è lei a controllare tutte le pedine, anche quelle dei suoi avversari.
Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa confortevole e un carattere allegro, sembrava riunire in sé il meglio che la vita può offrire, e aveva quasi raggiunto i ventun anni senza subire alcun dolore o grave dispiacere.
Emma è un personaggio che incarna perfettamente il clima del suo tempo e quei pregiudizi di cui Austen tanto parla nelle sue opere: la superiorità dell’upper class britannica, che si crogiola in una vita di attività tanto nobili quanto futili, governata da ferree regole imposte dall’etichetta e dalla rigidità dei rapporti basati su una deferenza menzognera.
LA MATURITÀ APPARENTE
Sempre convinta di essere dalla parte della ragione, sarà per lei un duro colpo arrendersi ad una realtà che le sfugge e non può controllare, e che anzi le si rivolge contro.
Le sue azioni sembrano creare un circolo vizioso di incomprensioni ed equivoci che gettano scompiglio nella quiete della sua esistenza: nella giovane vediamo nascere i primi turbamenti, osserviamo le lacrime scorrerle sul viso e il sorriso spegnersi.
Ma in Emma. la maturità è solo un idillio. Se lo spettatore si aspetta di vedere nella ragazza un cambiamento profondo, lo svilupparsi di una maggiore consapevolezza della propria posizione e delle proprie gesta, capaci di creare sofferenza in coloro a cui sono dirette, resterà deluso.
Emma non scava a fondo nella sua tristezza, forse troppo colpita da un’emozione per lei nuova. Dai suoi affanni e dal dolore esplicitato da chi le sta vicino non sembra essere segnata se non superficialmente, e al minimo accenno di un sorriso tutto si risolve nel nulla. Emma è intrappolata in una ingenuità che non la abbandona, privandola della saggezza necessaria a prendere coscienza della sua condizione.
In tutto questo, è bene dirlo, Emma non è cattiva o meschina, non si diletta certo con le pene altrui e non ne trae alcun godimento. Solo, sembra essere un involucro fatto in larga parte di apparenza, una forma perfetta nella quale si cela un contenuto privo di intensità.
Non è, di certo, un’eroina, seppur il film ruoti con arguzia attorno ai soggetti femminili, dotandoli di un potere apparentemente atipico per il periodo storico. Potere che, di fatto, tale non è: frivole e leggere, le donne rimangono schiave del loro tempo che le chiude in una dimensione matrimoniale nella quale tutte le vicende sembrano essere, in un modo o nell’altro, intrappolate.
Emma ha sì una certa autorità, ma è un controllo che in realtà la vede vittima. Crede di governare i destini altrui, come un burattinaio che tira i fili dei suoi fantocci, ma è essa stessa un burattino che è guidato nelle sue scelte da un ordine imposto dalla società alla quale appartiene.
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Per sua fortuna, però, Emma non ne è consapevole.
Le sue sofferenze sono frivole, passano in un soffio e il lieto fine è dietro l’angolo.
I reali guai della situazione di Emma erano invero il potere averle troppo vinte, e una tendenza a pensar troppo bene di sé stessa; codesti erano gli svantaggi che minacciavano di adulterare i suoi molti godimenti. Tuttavia, per il momento il pericolo era così inavvertito che quegli svantaggi non contavano affatto come sventure per lei. (da Emma, Jane Austen).
L’ATMOSFERA À LA MARIE ANTOINETTE
La visione di Emma. non può che ricondurre il pensiero dello spettatore alle atmosfere e all’estetica di Marie Antoinette, film del 2006 diretto da Sofia Coppola e con protagonista Kristen Dunst.
Marie Antoinette, che racconta la storia dell’omonima regina di Francia dal suo ingresso alla corte di Versailles fino allo scoppio della Rivoluzione Francese, è la pellicola maggiormente rappresentativa della tendenza diffusa in tempi recenti di rivisitare in chiave moderna vicende storiche del passato o grandi classici letterari.
È un filone che ha avuto grande fortuna, da Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann (1996), che rielabora la celebre tragedia di William Shakespeare, a Troy di Wolfgang Petersen (2004), trasposizione filmica dell’Iliade, arrivando al più recente Ophelia di Claire MacCarthy (2018), rilettura dell’Amleto dal punto di vista della giovane.
Ma Marie Antoinette rimane la pellicola più emblematica e meglio riuscita in questo senso, grazie una moltitudine di colori, ad una colonna sonora completamente rivolta al presente, alla teatralità dei dialoghi e all’esasperazione della recitazione, in grado di creare un senso di artificiosità e convenzionalità profondamente significativo.
Non è eccessivo, vero? (Maria Antonietta) [indossando un'esagerata parrucca]
Emma. sembra attingere a pieno dal materiale offerto da Sofia Coppola, ricreando il medesimo clima di spensieratezza e superficialità proprio attraverso la fotografia: gli interni degli ambienti dipinti di tonalità pastello e decorati da quadri dai mille colori e dalle dimensioni esagerate; i mobili rivestiti delle più stravaganti fantasie; gli abiti dai tessuti sgargianti e dalle tinte cromatiche mai spente; i meravigliosi e luminosi paesaggi nella loro simmetria e geometria.
La stessa attrice Anya Taylor-Joy dichiara in un’intervista che
Autumn ha spiegato ai vari dipartimenti che voleva un racconto corale, una storia di outfit che aiutassero a raccontare la storia. La palette è meravigliosa: quegli arancioni, rossi, blu, verdi. Il colore dei vestiti dava la misura della ricchezza. All’inizio del film è come se Emma non fosse neanche umana: il riccio stretto e ben definito, le spalline molto strutturate, le piume enormi. Tutto è intenso, sopra le righe, estremamente fashion. Poi man mano che le cose evolvono, arriva il disordine, i ricci sono più morbidi, i colori dei vestiti più naturali, molto bianco e design floreali. E senti che Emma sta cercando di capire cosa sta succedendo, non si preoccupa più di fare una buona impressione.
È proprio questa attenzione al gusto estetico e alle immagini pittoriche, che rivelano il passato da fotografa della regista, ad aver garantito alla pellicola le due candidature agli Academy Awards per Miglior costumi e Miglior trucco.
FACILE DA DIMENTICARE
Tuttavia, se Marie Antoinette ha fatto dell’apparenza e dell’artefatto il suo punto di forza, assegnandogli la responsabilità di esprimere il contenuto stesso del film, in Emma. l’avvenente bellezza risulta fine a sè stessa.
La storia è di certo divertente e seducente, accompagna con leggiadria lo spettatore nel turbinio di relazioni e fraintendimenti che rimbalzano da un personaggio all’altro, strappando qualche sbieco sorriso.
Ma nella sua appariscenza risulta forse troppo superficiale, come la sua protagonista.
Il film Emma. è disponibile per lo streaming su NowTv.
6
HyRankEmma
Anya Taylor-Joy si dimostra per l'ennesima volta strepitosa, in un film esteticamente ineccepibile. Sceneggiatura e fotografia sono i punti forti della pellicola che, tuttavia, sembra mancare di un contenuto in grado di trasmettere veramente qualcosa.