Foglie al vento, Recensione: l’umanità che resta e resiste

Il nuovo film di Kaurismäki, Foglie al vento, è un delicatissimo gioiellino che affascina e coinvolge, da non perdere.

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Il 21 dicembre è arrivato nelle sale italiane, dopo aver conquistato il Premio della giuria allo scorso Festival di Cannes, Foglie al vento, un film romantico ma anche delicatamente drammatico nel suo essere, che segna il ritorno del regista Aki Kaurismäki, uno dei più grandi esponenti del cinema finlandese.

La storia di Ansa e Holappa che sa di speranza

Sullo sfondo di una Helsinki contemporanea, ma che sembra essersi congelata nel tempo riportando agli occhi dello spettatore elementi di un passato non definito, Foglie al Vento racconta la storia di Ansa (Alma Pöysti), una donna sola che si barcamena tra lavori precari per mantenersi e Holappa (Jussi Vatanen), un uomo dalla vita monotona e con problemi d'alcolismo. I due si conoscono per caso una sera al karaoke e dopo quell'incontro il destino farà il suo gioco e noi spettatori assisteremo al loro perdersi e ritrovarsi, cosa che avviene diverse volte nel corso degli 80 minuti della pellicola.

I due sono l'uno la cura alle difficoltà e alla solitudine dell'altro, ma le gli eventi spesso avversi, dal più banale (Holappa che perde il numero di telefono di Ansa un attimo dopo che lei gli porge il biglietto sul quale era scritto) al più drammatico (un incidente stradale), li porteranno a danzare come foglie al vento in due direzioni opposte prima di potersi finalmente unire nella stessa danza.

Foglie al vento racconta della solitudine e della monotonia che scandisce le giornate dei due protagonisti, ma in realtà è anche una pellicola pregna d'ironia, elemento che Kaurismäki nella scrittura dei dialoghi inserisce intelligentemente, giocando sulla consapevolezza che hanno tutti i personaggi delle proprie sfortune e del peculiare svolgersi della vita nei paesi nordici.

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La storia di Ansa e Holappa che si svolge poco lontano dall'orrore della guerra tra Russia e Ucrania, è il simbolo dell'umanità che resta, che resiste e di tutti quegli uomini e quelle donne che abbracciano le difficoltà con rassegnazione e determinazione pur di andare avanti e poter inseguire la felicità, la gioia delle piccole cose che potrebbero arrivare.

In questa commedia dolce e amara ricca di speranza non manca neanche l'elemento musicale: come le precedenti opere di Aki Kaurismäki, anche Foglie al vento è ricco di canzoni e momenti musicali, che vivacizzano il racconto, accompagnano la narrazione senza risultare invasivi per lo spettatore e che rivelano anche una parte della cultura finlandese.

L'essenza purissima del cinema di Kaurismäki

Foglie al vento è la ventesima pellicola scritta e diretta dal regista finlandese che ha definito quest'opera come un continuo della sua trilogia composta da Ombre nel paradiso (1986), Ariel (1988) e La fiammiferaia (1990).

Aki Kaurismäki concentra negli ottanta minuti di durata di Foglie al vento tutta la sua poetica e ci regala un distillato purissimo della sua essenza da cineasta attraverso una storia delicata che sembra non voler arrivare da nessuna parte, ma che invece arriva ovunque, colpendo direttamente il cuore e lo sguardo, regalandoci così uno dei film, se non il miglior film, che possiamo trovare attualmente in sala.

La regia è minimale, così come la fotografia, che mette il risalto il lato più malinconico della città, una Helsinki che traspare nuda e spoglia nella maggior parte delle inquadrature. Il ritmo è lento, ma grazie alla sua durata questa lentezza non diventa mai un peso. Il cast è ridotto, anche se ogni personaggio, comprese le comparse, hanno un'estetica caratteristica che cattura l'attenzione dello spettatore e rimarca il messaggio che questa pellicola vuole veicolare al mondo con la sua delicatezza.

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Il film, candidato anche a due Golden Globes, è pregno di riferimenti al cinema d'autore: con la sue sottili citazioni, Kaurismäki rende omaggio a grandi maestri e in Foglie al vento trova spazio anche un film del 2019 estremamente interessante ma poco apprezzato, I morti non muoiono di Jim Jarmusch, del quale vengono mostrate alcune scene in una sequenza che sembra gridare tutto l'amore puro e incondizionato che il regista prova nei confronti della settima arte.

Foglie al vento in conclusione è una boccata d'aria fresca, un film intelligente e dolcissimo che, nel narrare la spiazzante realtà del quotidiano attraverso il suoi strampalati protagonisti, fa bene al cuore e agli occhi degli spettatori.

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8.5

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Foglie al vento

Il regista finlandese Aki Kaurismäki torna nelle sale con Foglie al vento, il suo ventesimo film vincitore del premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes. Foglie al vento è una pellicola dalla regia e dalla fotografia minimale che mette in risalto il lato più malinconico della capitale finlandese dov'è ambientata, ma che attraverso il racconto della storia di Ansa e Holappa un uomo e una donna destinati a perdersi e ritrovarsi molte volte lancia un messaggio di umanità e speranza e che rende omaggio al cinema d'autore più puro e intimista. Kaurismäki confeziona un delicatissimo gioiellino che affascina e coinvolge e che vale la pena andare a vedere in sala.

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