GameStop Corp. intende dare una sforbiciata al numero degli store
Un mercato incerto condizionato anche dal COVID-19 ne è la causa principale GameStop Corp., la società texana conosciuta per essere il più grande rivenditore al mondo di videogiochi, console nuove e usate, accessori – cuffie e joystick da esempio – nonché di personaggi in vinile e giochi da tavolo per citare i prodotti più rappresentativi, è […]
Un mercato incerto condizionato anche dal COVID-19 ne è la causa principale
GameStop Corp., la società texana conosciuta per essere il più grande rivenditore al mondo di videogiochi, console nuove e usate, accessori – cuffie e joystick da esempio – nonché di personaggi in vinile e giochi da tavolo per citare i prodotti più rappresentativi, è in un momento di forte riorganizzazione interna per quanto riguarda la sua rete di vendite al dettaglio anche sulla spinta di questa crisi sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19. Infatti durante l'annuale riunione economico-finanziaria dell'azienda è risultato che nello scorso anno finanziario sono stati chiusi definitivamente ben 321 negozi portando il loro numero complessivo a 5.500 distribuiti in 14 Paesi e che altrettanti all'incirca subiranno la medesima sorte nell'anno corrente per un mercato che vede all'orizzonte non poche incertezze. Dove ciò accadrà e con quale cadenza non è dato di conoscere. Di sicuro diventerà un grave problema occupazionale perché interesserà molti lavoratori che di punto in bianco si ritroveranno senza un lavoro.
Inoltre, sebbene qualche giorno fa GameStop USA stesse cercando di portare avanti la tesi che la sua attività rientrava tra quelle “essenziali” e che pertanto i suoi store potevano rimanere aperti invitando di conseguenza i propri dipendenti a non prendere in considerazione le limitazioni e le cautele che in diverse parti del territorio statunitense cominciavano ad essere imposte a causa dell'insorgere dell'infezione, ora, invece, c'è un drastico cambio di rotta.
George Sherman, CEO di GameStop, ha dichiarato, infatti, in un comunicato stampa dell'impresa che: «[...] La nostra priorità è stata e continua ad essere il benessere dei nostri dipendenti, clienti e partner commerciali. […] Riteniamo che sia prudente istituire ulteriori protocolli di sicurezza soddisfacendo al contempo questa crescente domanda attraverso il ritiro dal marciapiede. Pertanto, i negozi che resteranno in funzione forniranno solo il ritiro alla porta o la consegna a domicilio [puntando anche sull'e-commerce] per proteggere ulteriormente i nostri dipendenti e clienti». Il servizio di acquisto dei prodotti potrà avvenire, pertanto, grazie all'apposita app oppure con i codici QR come suggerisce ancora George Sherman; quindi, divieto temporaneo di accesso diretto ai clienti nei negozi.
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A tal proposito è sbalorditiva, ma per alcuni aspetti ha del ridicolo, la notizia riportata dal quotidiano americano The Boston Globe all'inizio di questa settimana in cui si dice che ai dipendenti dei punti vendita che hanno accettato di essere comunque operativi in questo particolare frangente è stato suggerito di utilizzare, per cautelarsi da un possibile contagio, una busta di plastica da avvolgere alla mano sia per prendere i soldi o la carta di credito sia per consegnare la merce attraverso, badate bene, una piccola apertura della porta e niente di più. Credo sia superfluo ogni commento.