I limoni d’inverno, Recensione del film presentato al Roma Film Fest

I limoni d’inverno, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023, è la seconda opera da regista di Caterina Carone con protagonisti Christian De Sica e Teresa Saponangelo. Una storia delicata che vede nei suoi protagonisti degli spiriti simili in cerca di un motivo per essere davvero felici. I limoni d’inverno: anime affini Pietro è […]

i limoni d'inverno

I limoni d'inverno, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023, è la seconda opera da regista di Caterina Carone con protagonisti Christian De Sica e Teresa Saponangelo. Una storia delicata che vede nei suoi protagonisti degli spiriti simili in cerca di un motivo per essere davvero felici.

I limoni d'inverno: anime affini

Pietro è un professore di letteratura ormai in pensione che, dopo il divorzio con sua moglie, vive solo per scrivere il suo libro. Un libro che parla di donne forti e sottovalutate. Al tempo stesso, Pietro trova il figlio mai avuto in Nicola, un cameriere alla quale dà lezioni di lettura e scrittura.

Nel palazzo di fronte a quello di Pietro si trasferiscono Eleonora e Luca, una coppia ben assortita, ma solo sul lavoro. Luca è un fotografo d'arte contemporanea, mentre Eleonora è la sua segretaria. Eleonora, amante dell'arte e della pittura, ha rinunciato presto al suo sogno, limitandosi a supportare e sostenere il lavoro del partner.

Tra Pietro e Eleonora nasce un rapporto di pura comprensione, con entrambi che vedono nell'altro qualche pezzo di sé. Tra tutti, la sensazione di incompiutezza che gli impedisce di raggiungere la felicità.

Tanto cuore, ma non basta

I limoni d'inverno è un'opera che trasuda passione e delicatezza. Il cuore che c'è dietro la pellicola è evidente e su questo non ci può essere discussione, ma purtroppo il cuore, a volte, non è abbastanza.

Tutto riporta alla perdita di memoria come perdita di tempo e di sostanza, con le vite di ogni personaggio che pian piano scivolano via, quasi inevitabilmente. Tutti i personaggi infatti, anche quelli meno approfonditi, condividono questa sensazione, tra chi può fare ancora qualcosa per migliorare la situazione e chi, invece, si rassegna all'idea.

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I due protagonisti, Pietro e Eleonora, sono ben delineati fin da subito e, grazie alla buona chimica tra i due interpreti, riescono a reggere la scena. Al contrario, tutto ciò che gli ruota attorno non gode della stessa credibilità, cadendo spesso in cliché e situazioni banali che mantengono a distanza lo spettatore, non permettendogli di entrare mai nel vivo dell'emozione che il film vorrebbe trasmettere.

Il problema più grande del film, infatti, è che si percepisce l'emozione e il lavoro fatto dietro lo schermo, ma non si riesce ad entrare mai in empatia con essi, creando una distanza non indifferente tra spettatore e proiezione.

Un'occasione mancata

I limoni d'inverno ha spunti tecnici interessanti, con una regia sempre composta, quasi simmetrica, che riesce a trasmettere delicatezza e respiri profondi. Tutto il reparto tecnico è al servizio di una storia che aveva bisogno di tanto tatto per riuscire a portare a casa il risultato.

Anche il cast è parte coesa del progetto e, anche se non ci sono interpretazioni che ricorderemo, tutti sono funzionali al racconto, accompagnando la delicatezza della regia e rendendola tangibile.

Il risultato è un'opera "senza infamia e senza lode", ed è forse proprio questo a lasciare l'amaro in bocca: la consapevolezza che I limoni d'inverno poteva essere molto di più di quel che alla fine è.

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I limoni d'inverno

Il cuore che c'è dietro la pellicola è evidente e su questo non ci può essere discussione, ma purtroppo il cuore, spesso, non è abbastanza. I due protagonisti, Pietro e Eleonora, sono ben delineati fin da subito e, grazie alla buona chimica tra i due interpreti, riescono a reggere la scena. Al contrario, tutto ciò che gli ruota attorno non gode della stessa credibilità, cadendo spesso in cliché e situazioni banali che mantengono a distanza lo spettatore, non permettendogli di entrare mai nel vivo dell'emozione che il film vorrebbe trasmettere. Il risultato è un'opera "senza infamia e senza lode".

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