Il più bel secolo della mia vita, Recensione: un viaggio per ritrovarsi
Il 7 settembre 2023 è uscito nelle sale italiane Il più bel secolo della mia vita, il primo lungometraggio firmato dall’attore e regista Alessandro Bardani. La pellicola è stata presentata in anteprima alla cinquantatreesima edizione del Giffoni Film Festival, dove ha vinto il premio Miglior Film Generator + 18 ed è la rielaborazione per il grande […]
Il 7 settembre 2023 è uscito nelle sale italiane Il più bel secolo della mia vita, il primo lungometraggio firmato dall'attore e regista Alessandro Bardani.
La pellicola è stata presentata in anteprima alla cinquantatreesima edizione del Giffoni Film Festival, dove ha vinto il premio Miglior Film Generator + 18 ed è la rielaborazione per il grande schermo dell'omonima pièce teatrale scritta e diretta da Bardani assieme a Luigi Di Capua dei The Pills, in scena nei teatri dal 2015 e che negli anni ha riscosso molto successo.
Una legge da cambiare al centro della trama
La storia è quella dell'incontro tra Gustavo, un uomo centenario e Giovanni, ragazzo di venticinque anni.
La pellicola pone l'accento su una tematica sociale molto delicata e raramente affrontata così esplicitamente sul grande schermo, partendo da una legge realmente in vigore in Italia chiamata “legge dei cent'anni” che nega il diritto ai figli non riconosciuti di risalire alle loro origini e scoprire il nome della madre fino al compimento del centesimo anno d'età.
Gustavo e Giovanni interpretati rispettivamente da Sergio Castellitto e Valerio Lundini sono due personaggi in netto contrasto, non solo per la grande differenza d'età. I due hanno qualcosa in comune, che dovrebbe unirli ma delle esperienze molto diverse e un modo di approcciarsi alla vita e all'argomento "genitori biologici" totalmente differente e che non riescono a far coincidere per gran parte del racconto.
Uno sembra guardare al futuro nonostante il tempo non sia a suo favore, mentre l'altro vuole aggrapparsi ad un passato sconosciuto per non affrontare ciò che ha vissuto realmente ed il presente stesso.
I due si ritrovano a viaggiare insieme per uno scopo che pare molto nobile, l'obbiettivo di Giovanni è quello di accompagnare Gustavo a Roma per conto dell'associazione di cui fa parte, per permettere all'anziano uomo di avere un incontro con il Ministro che gli fornirà la documentazione nella quale potrà finalmente scoprire il nome della madre che da bambino lo ha abbandonato e così dimostrare quanto sia doloroso poter sapere di chi si è figli e le proprie vere origini solo se si arriva a vivere oltre i cento anni.
Gustavo però non ha nessuna intenzione di perorare la causa, non vuole essere "un fenomeno da baraccone" a lui interessa solo uscire dall'ospizio gestito da suore dove è ricoverato da anni e assaporare un po' di vita all'esterno, rivivere delle emozioni, anche le più banali come mangiare un piatto di pasta e ritrovare per quel breve lasso di tempo una luce dentro di lui che sembrava essersi spenta per sempre ma che in realtà non l'ha mai abbandonato.
Un road movie all'italiana
Il più bel secolo della mia vita inizia con un flashback in bianco e nero sull'infanzia del personaggio interpretato da Castellitto, e che permette in seguito, agli spettatori comprendere e decifrare molti dei suoi pensieri e comportamenti.
Poco dopo inizia il viaggio e la pellicola diventa un road movie che ricorda per alcune sequenze e caratteristiche dei protagonisti il film del 2013, Nebraska diretto da Alexander Payne, con Bruce Dern e Will Forte.
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Il film di Bardani però è italiano al cento per cento e si vede, si percepisce in ogni scenografia, paesaggio e dalla colonna sonora impreziosita dalla canzone La vita com'è di Brunori Sas (scritta per il film insieme a Riccardo Senigallia), non vuole imitare in alcun modo le grandi produzioni o il cinema d'oltreoceano, si ritrova a somigliarci spontaneamente.
Il viaggio oltre ad essere il motore della narrazione è anche un espediente narrativo che risulta efficace perché non è solo attraverso la strada che esso si compie, macinando i chilometri ma anche nell'io dei suoi protagonisti e se ben riuscito, di conseguenza anche in quello degli spettatori.
Gustavo e Giovanni durante il viaggio verso Roma tra contrasti e momenti tragicomici, piano piano conoscono qualcosa di più dell'altro, si rivelano e così facendo si comprendono.
Il più bel secolo della mia vita, sul lato emozionale riesce a colpire e anche se la tematica trattata in realtà è molto forte il film non prende mai una direzione che può portare a farlo risultare pesante, anzi è ricco di momenti ironici e sfacciatamente irriverenti. Si tratta pur sempre di una commedia che non trascende mai nel dramma vero e proprio.
La coppia Lundini-Castellitto funziona davvero
Per quanto riguarda gli attori, la coppia nel complesso funziona.Valerio Lundini nel ruolo di Giovanni è perfetto, la comicità che lo contraddistingue non è snaturata ma adattata al grande schermo e non risulta mai forzata. Sergio Castellitto, invece ci regala un personaggio irresistibile nelle sue controversie e perfettamente centrato. I due attori si bilanciano bene e il risultato sullo schermo è evidentemente positivo, c'è sintonia.
Va inoltre menzionato il lavoro di Andrea Leanza che con le sue applicazioni di trucco prostatico ha arricchito la performace di Sergio Castellitto, che altrimenti non sarebbe risultato credibile come centenario.
L'opera prima di Alessandro Bardani nonostante tutti questi lati positivi, sotto alcuni punti di vista non convince, è un film fatto di dialoghi intelligenti e che possiede una sceneggiatura solida ma il tempo non è gestito bene al cento per cento. Nonostante la narrazione iniziale incalzante quando il viaggio giunge al termine c'è punto in cui il racconto sembra appiattirsi, un momento di stallo, necessario forse per introdurre alcuni elementi ma che in 84 minuti si nota e si fa sentire non nel più positivo dei modi.
Probabilmente si tratta del principale difetto di una pellicola non priva di sbavature ma che riesce nei suoi intenti, sia sul piano emotivo nella gestione delle tematiche sia in quello della commedia che racchiude tutti gli elementi tipici del genere che sta tornando prepotentemente (e fortunatamente) in auge: la commedia all'italiana quella fatta bene, quella che parte da tematiche importati e fa riflettere oltre che ridere.
7
HyRankIl più bel secolo della mia vita
Il più bel secolo della mia vita, l'opera prima di Alessandro Bardani è una pellicola che per metà è un road movie all'italiana e per l'altra metà è un vero e proprio viaggio nella vita dei due protagonisti, che seppur in netto ed evidente contrasto capiranno un po' più di se stessi guardando attraverso gli occhi e nella vita dell'altro. Il film è la trasposizione cinematografica dell'omonima pièce teatrale scritta e diretta dallo stesso Bardani con Luigi Di Capua. L'adattamento sul grande schermo funziona anche grazie ai dialoghi e alle performance degli attori protagonisti: Sergio Castellitto e Valerio Lundini che sono il vero bastone portante della pellicola. Abbiamo di fronte un film che tratta una tematica spinosa e delicata, raramente affrontata in questo modo, il diritto di un orfano di scoprire le proprie origini, il nome della madre anche se non è stato riconosciuto ma lo fa in modo dolceamaro e a tratti ironico tipico delle commedie all'italiana che hanno qualcosa d'importante da dire. Il film però non è privo di difetti e traballa, sia nella gestione del tempo filmico sia da lato della regia che non è del tutto salda.