Il Robot Selvaggio, Recensione: il cuore oltre il marketing

Il Robot Selvaggio inverte le tendenze del mercato e vince la sfida più difficile, quella di conquistare lo spettatore senza un franchise alle spalle.

Roz, il robot protagonista de Il Robot Selvaggio.

Il Robot Selvaggio è il nuovo film d'animazione prodotto dalla DreamWorks, noto studio che ha dato vita a incredibili franchise come Shrek, Madagascar e Dragon Trainer. Diretto da Chris Sanders, regista e autore di pellicole indimenticabili come Lilo & Stitch, il film è ispirato al celebre romanzo per ragazzi di Peter Brown e racconta la toccante storia di un robot che si risveglia su un'isola deserta e deve imparare a sopravvivere in un mondo dominato dalla natura selvaggia e dagli animali.

Per quanto Il Robot Selvaggio sia di per sé un ottimo film, la gioia più grande è vedere finalmente una storia originale, non connessa a grossi franchise già esistenti. Tra spin-off, sequel e trasposizioni live-action, ultimamente sembrava che i grandi studi di animazione avessero terminato le nuove idee, o quanto meno il coraggio di produrle. Il nuovo film DreamWorks è quindi una boccata d'aria fresca e rappresenta l'inversione di rotta che tutti noi amanti di film animati stavamo aspettando, il cuore oltre il marketing.

Il Robot Selvaggio, di cosa parla?

Il Robot Selvaggio segue l'avventura di Roz, un robot multiuso che, dopo un naufragio, si ritrova su un'isola deserta e selvaggia. Attivata dagli animali del luogo, Roz tenta di adattarsi e di aiutare gli abitanti dell'isola, ma inizialmente viene vista con diffidenza e paura, guadagnandosi il soprannome di "mostro".

Nonostante le difficoltà, Roz sviluppa un legame speciale con un pulcino di oca, Beccolustro, e si impegna a crescerlo con l'aiuto di una golosa volpe di nome Fink, imparando a sua volta cosa significa prendersi cura di qualcuno. Il rapporto tra Roz e gli animali evolve, ma quando la minaccia di un'invasione robotica mette in pericolo la pace dell'isola, Roz si trova di fronte a decisioni difficili che metteranno alla prova il suo senso di identità e il suo legame con la comunità che ha imparato ad amare.

Roz e Fink, il robot e la volpe protagonisti de Il Robot Selvaggio.  10085950
Roz e Fink, il robot e la volpe protagonisti de Il Robot Selvaggio.

Programmazione e istinto, identità e natura

Il Robot Selvaggio è un po' come le cipolle, "tutti e due hanno gli strati", come direbbe il noto orco della DreamWorks. Le tematiche affrontate dal film sono profondamente stratificate e spulciandone una si riuscirà ad intravederne un'altra, e poi un'altra, e poi un'altra ancora. Se in superficie emergono più esplicitamente temi come la maternità e la biodiversità, scavando all'interno di essi potremmo trovare discussioni ancora più complesse, come le definizioni di identità e di natura. Cosa ci definisce? Può la nostra intrinseca natura segnare a priori ciò che saremo o le condizioni in cui ci formiamo possono modificarla, cambiando difatti la nostra essenza?

Il film prova a rispondere a queste domande in modo esemplare, con i fatti più che con le parole, usando l'animazione come mezzo per bypassare la razionalità dei nostri discorsi e puntare dritto al cuore. Non ci sono fronzoli o voli pindarici, dal primo all'ultimo minuto tutto resta estremamente necessario per raccontare una storia equilibrata ed emozionale, con dei personaggi creati non per essere realistici, ma per essere reali.

La storia alla base non è niente di straordinariamente nuovo e forse non brilla troppo per unicità, infatti in diversi passaggi potrebbe ricordare altre opere del genere, come Il gigante di ferro di Brad Bird o addirittura l'E.T. di Spielberg, ma è proprio il mix di questi elementi uniti al cuore della sua rappresentazione a rendere Il Robot Selvaggio uno dei migliori film animati degli ultimi anni.

Roz e Beccolustro in una scena dal film, Il Robot Selvaggio. 10085951
Roz e Beccolustro in una scena dal film, Il Robot Selvaggio.

Non la solita CGI

L'animazione del film si sposa perfettamente con la narrazione: non cerca il virtuosismo, non vuole rubarti l'occhio per nascondere una storia scricchiolante, ma è al servizio di un racconto già abbastanza potente di suo. Con questo, ovviamente, non intendiamo dire che l'animazione non faccia il suo, anzi, i suo tratti tondeggianti e non ben definiti richiamano l'arte molto più di quanto ci si aspetti.

Con le dovute differenze per stile e contesto, l'animazione de Il Robot Selvaggio ricorda un po' quella di Spider-Man: Un nuovo universo: se il film della Sony immerge lo spettatore in un mondo ispirato ai fumetti, alla cultura pop e alla street credibility del proprio personaggio, il film della DreamWorks utilizza un simile spirito artistico per far tuffare lo spettatore nella natura selvaggia di una fiaba che non vuole essere realistica neanche nell'animazione, ma piuttosto reale nella rappresentazione delle emozioni, del mutamento e della comunità.

Roz, il robot protagonista de Il Robot Selvaggio.

8.5

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Il Robot Selvaggio

Il nuovo film DreamWorks è una boccata d'aria fresca e rappresenta l'inversione di rotta che tutti noi amanti di film animati stavamo aspettando. Se in superficie emergono più esplicitamente temi come la maternità e la biodiversità, scavando all'interno di essi potremmo trovare discussioni ancora più complesse, tutte trattate egregiamente e senza giri di parole. Forse non brilla troppo per unicità, ma basta un'animazione sfumata al servizio di una storia e tanto cuore per rendere Il Robot Selvaggio uno dei migliori film animati degli ultimi anni.

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