Il traditore
Unico film italiano in concorso al festival di Cannes 2019 è stato Il traditore del regista Marco Bellocchio, affermato autore di opere cinematografiche come La Cina è vicina del 1967 con cui ha vinto il Leone d’argento per la regia alla Mostra internazionale di Venezia, Sbatti il mostro in prima pagina del 1972, Enrico IVdel 1984, La condanna del 1991 che gli ha permesso […]
Unico film italiano in concorso al festival di Cannes 2019 è stato Il traditore del regista Marco Bellocchio, affermato autore di opere cinematografiche come La Cina è vicina del 1967 con cui ha vinto il Leone d'argento per la regia alla Mostra internazionale di Venezia, Sbatti il mostro in prima pagina del 1972, Enrico IVdel 1984, La condanna del 1991 che gli ha permesso di aggiudicarsi l'Orso d'argento, gran premio della giuria al Festival internazionale di Berlino, mentre nel 2011 ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera alla Mostra internazionale di Venezia.
Il traditore, che si è avvalso della fotografia di Vladan Radovic e delle musiche di Nicola Piovani, è una produzione IBC Movie, Kavac Film con Rai Cinema. Distribuito da 01 Distribution, nelle sale italiane dallo scorso 23 maggio, è stato da subito un successo di critica e non meno di pubblico tanto da guadagnarsi, secondo le agenzie di stampa, il 2° posto nella classifica al Box Office con circa 30 mila spettatori nello stesso giorno d'uscita.
Il cast è formato da un gruppo d'attori la cui interpretazione dà grande spessore ai ruoli che gli sono stati affidati e rende la narrazione della storia avvincente e molto partecipata: Pierfrancesco Favino, il protagonista, veste i panni di Tommaso Buscetta, Maria Fernanda Cândido, compagna brasiliana del protagonista, Fabrizio Ferracane è Pippo Calò, Luigi Lo Cascioè Totuccio Contorno, Fausto Russo Alesi è Giovanni Falcone, Giovanni Calcagno è Tano Badalamenti, Nicola Calì è Totò Riina, Vincenzo Pirrotta è Luciano Liggio e Pier Giorgio Bellocchio è Cesare il capo scorta, per citarne solo alcuni.
La trama è incentrata sulla figura di spicco della mafia degli anni 80, Tommaso Buscetta, che dopo il suo arresto in Brasile, fuggito in quel paese per scappare dalla guerra scoppiata fra le principali famiglie mafiose, decide di diventare un pentito e un collaboratore di giustizia aiutando quindi il pool degli investigatori a far luce non solo sulla struttura criminale e sui suoi capi, ma anche sui traffici di droga e di denaro ad essa collegati. È in questo contesto, dunque, che prende avvio il Maxi-Processo con circa 500 imputati alla fine del quale le sentenze daranno un duro colpo all'intera organizzazione. La risposta mafiosa non tarderà però ad arrivare, l'attentato di Capaci nei confronti del giudice Falcone e della sua scorta, un'azione tremenda e vigliacca proprio nei confronti dello Stato. Buscetta, a questo punto, decide di aprire un nuovo fronte di rivelazioni, quello delle connivenze politiche un elemento di fino allora supposto ma mai realmente diventato oggetto d'indagine.
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Un film drammatico, non di denuncia di un certo periodo storico italiano, che viceversa mette a fuoco un personaggio che vive quotidianamente una realtà fatta di regole, d'affari, di uomini “d'onore”, di rispettabilità secondo canoni precisi, tutti assai discutibili, verso i quali non si può sgarrare e dove il tradimento si paga con la vita propria o dei propri familiari, un uomo insomma che sta cercando di riscattarsi attimo dopo attimo da un mondo che lo ha segnato profondamente.