Interstellar NON è il miglior film di Christopher Nolan, ecco perché

Ecco perché, secondo noi, Interstellar non è il miglior film di Nolan.

Di , divoratore di film e serie tv di ogni genere, ne scrivo per condividere la mia passione.

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Una scena dal film, Interstellar.

Sempre più di rado capita che il pubblico si precipiti in sala per vedere il film di "quel regista". In un'industria cinematografica dominata dai grandi franchise e dalle star di Hollywood, pochi registi riescono ad attirare spettatori al cinema semplicemente con il loro nome. Un privilegio che spetta a Christopher Nolan.

Meritatamente, potremmo aggiungere. Perché Nolan è sempre stato abile nell'unire due mondi, avvicinando sia il pubblico generalista che cinefilo. Non si è fatto mai mancare, però, neppure la capacità di dividere. Tanti sostenitori quanti i detrattori. Sempre impeccabile per il pubblico, meno per la critica.

Tanti fattori che rendono avvincente il dibattito sulla sua filmografia. Basta fare un giro sul web per rendersi conto dei pareri contrastanti a riguardo, in particolare su una domanda ben precisa: qual è il miglior film di Christopher Nolan?

Anche se gli utenti di IMDB e Letterboxd coronano The Dark Knight, la risposta non è così scontata. In entrambi i casi il secondo capitolo della trilogia su Batman è seguito a ruota da Inception e Interstellar. Ed è proprio su quest'ultimo che è necessario soffermarsi. Un film amatissimo dai fan del regista, a detta di molti il suo più grande lavoro. Ma Interstellar è davvero il miglior film di Nolan?

I problemi di Interstellar

Partiamo col dire che Interstellar è senza dubbio un ottimo film. Eppure, in una filmografia che può vantare titoli decisamente più interessanti, non penseremmo mai di definirlo il migliore. Ma andiamo con ordine.

Da un punto di vista tecnico ci sono ben poche precisazione da fare. Sotto questo aspetto, Interstellar ha davvero tutte le carte in regola per entrare nella discussione sul miglior film di Nolan. Un approccio nei confronti dello spazio che avrebbe reso felice qualunque fan di Star Wars (e chissà che un giorno Nolan non si ritrovi proprio nella galassia di George Lucas). Una regia non sempre impeccabile ma ampiamente convincente. Il tutto accompagnato da uno dei lavori più memorabili di Hans Zimmer, una colonna sonora che il compositore stesso ha ammesso essere la sua preferita.

Lo stesso non si può dire di una sceneggiatura a tratti problematica. E non ci riferiamo ad errori scientifici, che non spetta a noi giudicare e tantomeno dovremmo fare. Stiamo parlando di un film che è pur sempre fantascienza. Vorrebbe sì mantenere il più possibile un contatto con la realtà, ma laddove ciò non avviene, a causa di presunte incoerenze di carattere scientifico, sarebbe assurdo farne un dramma per quella che è un'opera di pura finzione.

Ben più gravi sono invece le incongruenze narrative, tra veri e propri buchi di trama e scelte discutibili. Basti pensare all'intera, dimenticabile, sequenza sul pianeta del dottor Mann (Matt Damon). O all'episodio dal quale prende il via l'intera vicenda: la NASA è convinta che Cooper sia il pilota ideale per la missione. Ma allora perché non rivolgersi sin da subito a lui, invece di costringerlo a partire senza alcuna preparazione dopo anni di inattività? Una delle tante forzature presenti a livello narrativo, che sommate diventano inaccettabili per un film così pretenzioso.

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Interstellar

Una complessità inutile

Uno degli aspetti più affascinanti dei film di Nolan, in alcuni casi il motivo del loro successo; è dato dalla loro capacità di sollecitare costantemente lo spettatore, di mantenerlo attivo grazie alla complessità narrativa.

Spesso ciò è dovuto all'intreccio di linee temporali, alla non linearità della storia. A volte con successo, come nel caso di Memento, altre in maniera meno riuscita, vedasi Tenet. Il caso più eclatante è tuttavia Inception, un vero e proprio rompicapo per immagini. Sogni dentro ai sogni, un'avventura onirica di cui è impossibile comprendere tutte le sfaccettature in un'unica visione.

Inception è un film che vuole mettere in discussione la realtà, trasporta nella mente umana e può permettersi di giocare con essa. La complessità di Inception è dunque giustificata, senza di essa non sarebbe diventato un film cult. Interstellar non ne aveva, invece, alcun bisogno. Perché a ben pensarci non vi è nulla di particolarmente contorto nella sua trama. Nella storia di un team inviato nello spazio per trovare un pianeta abitabile.

Durante la visione del film l'unico vero dilemma dello spettatore è capire chi è il "fantasma di Murph", chi sono gli esseri che tentano di aiutare il genere umano. Dubbi che vengono risolti nel modo peggiore possibile, attraverso la scena del Tesseratto ed il lungo spiegone di Cooper che, oltre a rovinare un momento di grande impatto emotivo e visivo, confonde lo spettatore. Il risultato? Interstellar è considerato da molti un film estremamente complicato, quando in realtà le uniche complessità del film derivano da una sceneggiatura inutilmente disorientante.

Ed è un enorme peccato. Nolan ha infatti dimostrato che, in fin dei conti, riesce a dare il massimo puntando sulla semplicità. È questo il caso di The Dark Knight, che scorre linearmente dall'inizio alla fine. Ma anche di The Prestige, il film narrativamente più sofisticato di Nolan. E soprattutto di Oppenheimer, che a nostro avviso può essere considerato il suo capolavoro (qui trovate la nostra recensione).

Un film sull'amore?

Il finale è uno dei grandi problemi di Interstellar, sotto tanti punti di vista. Non si può dire che Nolan non sappia come far emozionare, ma era davvero necessario recuperare Cooper dal buco nero?

Invece di limitarsi al suo sacrificio d'amore, quello per sua figlia e per il genere umano, Cooper rivede sua figlia. Un modo per spremere al massimo il concetto di relatività del tempo, che aveva però già sfruttato tutto il suo potenziale nella toccante scena del videomessaggio di Murph. Perché le emozioni sono il punto di forza di Interstellar, ma sono anche portate all'esasperazione.

Il Nolan di Inception lascia scegliere allo spettatore il destino della trottola. Quello di Interstellar ha bisogno di dare un lieto fine ad un film che si impone di essere un trattato sull'amore, anche nei momenti in cui potrebbe essere molto di più.

Il monologo di Amelia Brandt (Anne Hathaway) esprime gran parte dei problemi della pellicola. Splendide parole sull'amore, ma fuori luogo. Per un film potente, ma fin troppo didascalico nel suo tentativo di essere filosofico. Tanto da rendere superflui anche i versi di Dylan Thomas, recitati da Micheal Caine, che più volte ricorrono nel corso del film.

Non è un caso che ad Interstellar abbiano fatto seguito progetti come Dunkirk ed Oppenheimer, in cui la sceneggiatura barocca lascia il posto alla forza delle immagini e della storia. Perché Interstellar mostra gran parte dei pregi di Nolan, ma è il suo film che più ne fa risaltare i difetti.

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