La legge di Lidia Poët, Recensione – Il coraggio di battersi

La legge di Lidia Poët è una serie italiana che narra in maniera coraggiosa e audace la vera storia romanzata della prima donna italiana ad entrare nell’Ordine degli Avvocati.

La legge di Lidia Poët, Recensione – Il coraggio di battersi

Lo scorso 15 febbraio è arrivata su Netflix La legge di Lidia Poët, una nuovissima serie tv made in Italy creata per la famosa piattaforma streaming da Guido Iuculano (Romulus) e Davide Orsini (Generazione 56K) e prodotta da Groenlandia.

La legge di Lidia Poët, si presenta al pubblico come un legal drama in costume, composto da sei episodi dalla durata di 40 minuti ciascuno, incentrato sulla vita e le vicende della prima donna in Italia ad entrare nell'Ordine degli Avvocati, interpretata dalla talentuosa Matilda De Angelis, attrice italiana conosciuta ed apprezzata anche oltre Oceano.

Accanto alla giovane attrice troviamo: Eduardo Scarpetta nei panni del giornalista Jacopo Barberis e Pier Luigi Pasino in quelli del fratello di Lidia, Enrico Poët. Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill  vestono rispettivamente i panni di Teresa Barberis, moglie di Enrico e Marianna Poët, la loro figlia e infine, Dario Aita interpreta Andrea Caracciolo.

Andare controcorrente in un mondo che ti non permette di farlo

Alla fine del 1800 una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza soldi ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte.

È questa la trama da cui La legge di Lidia Poët, prende vita e si sviluppa cercando di raccontare in modo accattivante la storia di una donna realmente vissuta che si è battuta per poter esercitare la professione d’avvocato in un mondo pervaso da leggi non scritte e retaggi culturali che glielo impedivano.

Le vicende della serie Netflix si svolgono principalmente durante gli anni Ottanta dell’Ottocento, quando la protagonista aveva circa trent’anni e viveva a Torino.

Lidia Poët è stata una rivoluzionaria, una donna che ha aperto le porte a molte altre verso una realtà che sembrava lontanissima, se non impossibile da raggiungere. È stata una professionista tenace e dedita al suo lavoro ma la sua figura e ciò che rappresenta non è mai stata al centro dell’attenzione.

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Immagine fotografata

La Lidia Poët di Matilda De Angelis: un personaggio moderno in un mondo non pronto

Matilda De Angelis la riporta in vita in una veste che tutt’altro è tranne che un’ accurata rappresentazione storica, ma non ha la minima pretesa di esserlo ed è questa la carta vincente.

La Lidia Poët che vediamo in questa versione romanzata è sicuramente coraggiosa e controcorrente ma sfodera anche inaspettate doti investigative alla Sherlock Holmes, ci mostra le sue passioni e il suo desiderio di voler vivere libera ogni aspetto della sua vita, compreso quello della seduzione.

Anche il tema delle rivendicazioni pur essendo il motore che spinge la narrazione, viene spesso trattato con sottile ironia.

Una rappresentazione dai toni così moderni e sfacciati può risultare in contrasto con il contesto storico ma è funzionale per coinvolgere il giovane pubblico.

Il personaggio interpretato da Matilda de Angelis appare come una donna del 1800 che molto spesso nelle azioni e nel modo di ragionare è vicinissima al 2023, e questa aurea contemporanea a tratti destabilizzante per lo spettatore è in realtà la strada d’accesso diretto ad una storia che altrimenti potrebbe apparire troppo distante.

Un light procedural in costume che intrattiene con semplicità

La struttura narrativa de La legge di Lidia Poët è semplice; la serie si sviluppa come un classico giallo con un caso da risolvere per ogni episodio. L’elemento investigativo che risulta a tratti fin troppo banale per via dei casi dalla facile risoluzione è invece, essenziale. Mostrare il personaggio di Lidia destreggiarsi tra aule di tribunale e interrogatori fa mantenere viva l’attenzione e la curiosità anche grazie alle bellissime location (La serie è stata interamente girata a Torino).

Ci troviamo quindi, dinanzi ad un light procedural in costume dalle sfumature rosa che con la sua semplicità, intrattiene nel modo giusto riuscendo anche ad amalgamare dignitosamente la trama orizzontale a quella verticale.

In un atmosfera suggestiva, tra scenografie ben realizzate e un'ottima fotografia gli attori coinvolti in La legge di Lidia Poët ci regalano tutti delle buone interpretazioni e nonostante la modernizzazione a tratti troppo evidente che può stonare, la serie nel complesso ha delle buone basi per evolversi al meglio nella prossima stagione, se eventualmente dovesse esserci.

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