La ragazza più fortunata del mondo – La recensione
La ragazza più fortunata del mondo è un film toccante che affronta diverse tematiche politiche e sociali attraverso la storia di una ragazza
La ragazza più fortunata del mondo, lungometraggio uscito il 30 Settembre su Netflix diretto da Mike Barker, è un film sorprendente, che dal trailer non dava l'impressione di essere quel che si è svelato essere. Il regista Mike Barker (The handmaid's tale, Fargo) ci regala un film toccante e, allo stesso tempo, affronta diverse tematiche politiche che sono a cuore a molte, troppe, persone in America, attraverso la storia di una ragazza e le sue particolari esperienze di vita. Un film toccante e di denuncia, che ci porta in un viaggio attraverso i pensieri, le decisioni e lo struggimento della protagonista, la quale combatte con il proprio sé per riuscire a liberarsi dello stigma che si è autoinflitta.
Un viaggio introspettivo
La ragazza più fortunata del mondo racconta la storia di Tiffani Fanelli, interpretata da adulta da Mila Kunis e da teenager da Chiara Aurelia. Donna in carriera che vediamo finalizzare gli ultimi preparativi per l'imminente matrimonio con Luke (Finn Wittrock), uno sportivo e benestante ragazzo, quando improvvisamente il passato bussa alla porta prepotentemente, e lei si trova a dover fare i conti con eventi che ha forzatamente voluto lasciare alle spalle.
Sin dai primi minuti possiamo percepire il disagio di “Ani” attraverso i suoi pensieri, dei quali il regista ha voluto farci partecipe sia attraverso la voce, sia attraverso piccole allucinazioni che ci vengono mostrate senza filtro, le quali rendono lo spettatore inizialmente un po' confuso, data anche la struttura anacronistica che intreccia presente e flashback.
Con lo scorrere delle immagini, la storia inizia a delinearsi, lasciandoci scivolare sempre di più nell'abisso di una vicenda estremamente drammatica, nella quale vittime e carnefici si scambiano di ruolo in continuazione. Ci ritroviamo alienati, completamente catturati dagli eventi che si svelano con un ritmo lento, mantenendo gli occhi incollati allo schermo e l'attenzione alta per non perdere pezzi.
Lo specchio dell'anima
La regia è delicata, semplice, diretta, ma pensata alla perfezione dal regista che ci parla attraverso le immagini. Compaiono spesso sequenze nelle quali appaiono specchi, che indicano lo sdoppiamento del sé, la frammentazione della persona, così vediamo la protagonista guardarsi intensamente, prendendo coscienza della sua lotta interiore e della confusione tra l'essere la maschera che si è costruita per anni e l'essere chi realmente è.
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Non è la tipica storia di un riscatto personale, della vittima che si rimbocca le maniche, affronta il mondo e vince. No, Ani è un antieroe, vuole vendetta, non è portatrice di valori morali, anzi, è piena di rabbia, un mostro che la divora da dentro e che ha guidato le sue scelte di vita dall'adolescenza all'età adulta. Non fa nulla per sé, vuole compiacere gli altri senza permettersi mai di dire ciò che vuole e ciò che pensa, e ne è consapevole, ma troppo impaurita per cambiare le cose.
Mila Kunis e Chiara Aurelia ci regalano due magnifiche interpretazioni, che non mancano di espressività e intensità, a completamento di un ruolo ambiguo e controverso.
La denuncia sociale in La ragazza più fortunata del mondo (spoiler alert!)
Uno degli aspetti più interessanti de La ragazza più fortunata del mondo è che contiene tante piccole sfaccettature politiche, portando silenziosamente l'attenzione alle stragi nelle scuole e a tutti i casi di stupro nei college americani.
In America si contano in media 10 stragi all'anno solo nelle scuole, che avvengono sempre attraverso l'uso di armi da parte di uno o due studenti. Le persone coinvolte sono sempre troppe, non solo i morti, ma come possiamo vedere dal film anche i sopravvissuti, ai quali rimangono molti traumi e la conseguente sensazione di paura e insicurezza in diverse situazioni.
L'altro argomento che viene toccato in La ragazza più fortunata del mondo, anche se forse meno conosciuto da noi, è quello degli stupri di gruppo nelle scuole, in cui un gruppo di adolescenti approfittano di una ragazza sotto l'effetto di sostanze per poterla violentare. È un dramma comune e stanno emergendo sempre più casi, anche analizzati in documentari come The Hunting Ground, nei quali le ragazze vittime di stupro vengono poi denigrate e minacciate dai ragazzi stessi, attivando quel meccanismo malato di colpevolizzazione della vittima, che viene bene analizzato in questo film.
Recensione senza voto
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