La Regina degli Scacchi – il Genio e l’Ossessione

Produzione originale Netflix, La regina degli scacchi (in inglese The queen’s gambit, tratta dall’omonimo romanzo di Walter Travis) è la miniserie televisiva statunitense vincitrice di numerosi premi ideata da Scott Frank e Allan Scott che segue la crescita di una bambina prodigio, Elizabeth “Beth” Harmon (interpretata dalla strepitosa Anya Taylor-Joy), genio degli scacchi tormentato da una dipendenza da pillole ed alcol. L’INIZIO – LE PILLOLE E IL MAESTRO La regina degli scacchi ha inizio negli […]

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Produzione originale Netflix, La regina degli scacchi (in inglese The queen’s gambit, tratta dall’omonimo romanzo di Walter Travis) è la miniserie televisiva statunitense vincitrice di numerosi premi ideata da Scott Frank e Allan Scott che segue la crescita di una bambina prodigio, Elizabeth “Beth” Harmon (interpretata dalla strepitosa Anya Taylor-Joy), genio degli scacchi tormentato da una dipendenza da pillole ed alcol.

L’INIZIO – LE PILLOLE E IL MAESTRO

La regina degli scacchi ha inizio negli anni ’50 quando Beth Harmon è una bambina di otto anni, orfana di entrambi i genitori e destinata a vivere la propria giovinezza in un orfanotrofio. È proprio in questo luogo che la giovane si imbatte in due fattori che daranno una svolta fondamentale alla sua vita: le pillole tranquillanti e il signor Scheibel.

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La regina degli scacchi: la protagonista Beth Harmon

LA DIPENDENZA

Negli Stati Uniti degli anni ’50 e ’60 era una pratica molto comune somministrare psicofarmaci anche ai bambini per renderli più tranquilli e controllabili. Beth, un po’ influenzata dalla nuova compagna di “avventure” e amica Jolene, un po’ per sfuggire ai ricordi dolorosi che la tormentano giorno dopo giorno, vi si abbandona totalmente, lasciandosi naufragare nel torpore che ne deriva.

Inevitabilmente, colei che sarà la regina degli scacchi sviluppa una dipendenza che con gli anni troverà un valente complice nell’alcol, assaggiato per la prima volta a bordo di un aereo in compagnia della madre adottiva (Marielle Heller).

Quella dalle pillole è una dipendenza che sul piano meramente fisico ha conseguenze che la serie decide di non sottolineare: è, di fatto, esclusivamente psicologica. Beth, fin dai primi giorni in cui si riconosce in grado di giocare a scacchi sul soffitto del proprio dormitorio, dando vita ad una danza di pedine appese a testa in giù, si convince che il suo talento e la sua smisurata capacità nel gioco degli scacchi dipendano esclusivamente da esse. Un talento che si configura, quindi, più come un potere, da alimentare costantemente, a tutti i costi, pur di non farlo svanire.

IL TALENTO

Ma Beth è talento puro e il primo ad avere l’onore di accorgersene è il signor Scheibel, una figura che non può mancare in una storia su un talento in erba: l’anziano mentore, il maestro scorbutico, che dietro a una maschera di scontrosità nasconde un animo pieno d’amore, pronto a riversarsi sulla piccola Beth, ad aiutarla a scoprirsi e a conoscere le regole del gioco, gettando le basi per il suo incredibile sviluppo.

“Lasci senza parole, ragazzina.”

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La regina degli scacchi: La piccola a Beth e il signor Scheibel

LE DIFFICOLTÀ DEL SUCCESSO

L’attitudine di Beth verso gli scacchi è puro genio, un intuito non comune che ha un prezzo da pagare. Non è facile sopportare il peso di un talento conosciuto così precocemente e alimentato da chiunque vi si imbatte: ben presto diventa ossessione.

Gli scacchi sono per Beth un riscatto, l’unico affetto, un modo per dare un senso alla propria esistenza, ma proprio di questa nel corso dei sette episodi perde gradualmente il controllo, incapace di comprendere la portata della sua capacità, né di gestire il peso che deriva dalle sue ambizioni. Finché gli avversari si battono con facilità, senza sforzo, non c’è di che preoccuparsi. Ma quando le difficoltà aumentano e le sfide si fanno più complicate, il talento è sufficiente?

Quelle come te non hanno vita facile. Due facce della stessa medaglia. Da una parte il talento dall'altra il prezzo da pagare. Non si può dire quale sarà il tuo prezzo. Avrai il tuo momento di gloria, ma quanto durerà? Tu hai così tanta rabbia dentro. Devi fare attenzione.

UNA STORIA DI FORMAZIONE

Tra difficoltà, errori e prove da superare, la serie segue proprio la crescita della protagonista, il suo sviluppo interiore, l’evoluzione del suo carattere. Beth è una figura in piena costruzione, che sta producendosi a partire da ciò che gli altri hanno già prodotto in lei e attorno a lei.

Fin da subito comprendiamo che si tratta di una bambina introversa e tranquilla, caratteristica che, però, non si addice alla sua mente, sempre in subbuglio. Determinata e risoluta, dalla prima mossa sulla scacchiera il suo obiettivo si delinea chiaramente: diventare un gran maestro.

A causa di ciò, però, Beth tende ad isolarsi, a chiudersi in sé. È una giovane donna che esprime poco con le parole, ma tuttoesplicita attraverso il suo sguardo, magnetico e sempre carico di significato (grazie alla strepitosa, a mio parere, interpretazione dell’attrice e ai suoi occhi enormi, scelta più che azzeccata).Anche se con il tempo la vedremo imparare a comprendere ed apprezzare il valore della vera amicizia, non riuscirà mai asepararsi dal velo di distacco e rigidità che la ricopre.

Diderot gli scrisse e il testo era più o meno: "È da sciocchi correre il rischio di impazzire per fatua vanità". Sai, ci penso qualche volta, quando sputo sangue per analizzare una scacchiera. (Harry)

La regina degli scacchi: Beth Harmon e l’inizio della scalata per diventare la regina degli scacchi 10022378
La regina degli scacchi: Beth Harmon e l’inizio della scalata per diventare la regina degli scacchi

IL RUOLO DELLA DONNA

Smarrita ma decisa, insicura nei sentimenti ma animata nel gioco, bisognosa d’affetto ma incapace di manifestarlo, Beth si costruisce lungo un dualismo che è insito nella sua stessa femminilità. Una femminilità unica che si allontana dalla classica idea della brava ragazza senza mai sfociare nel modello della fanciulla ribelle.

Una femminilità logica e razionale, a tratti forse fredda, ma che permette alla nostra protagonista di spiccare in un ambiente ancora dominato dalla presenza maschile. La sua è una lotta al pregiudizio e alla condizione di esclusione e ostracismo in cui le donne si trovano costrette, ma non è sola: la accompagnano le due madri, quella biologica e quella adottiva, seppur entrambe vittimedi un maschilismo e di una vita coniugale soffocanti, e l’amica Jolene, indipendente e intraprendente.

Non devi avere paura del buio. Anzi, oserei dire che non devi avere paura di niente. Mai e poi mai. Una persona forte è una persona che non teme di stare da sola. Sono altre le persone di cui preoccuparti. Quelle persone che ti dicono cosa fare e provare. In un batter d'occhio hai sprecato la tua vita cercando qualcosa che altre persone ti hanno detto di cercare. Un giorno rimarrai tutta sola, quindi devi imparare a prenderti cura di te stessa.

LA COLONNA SONORA

Una menzione speciale va fatta per la colonna sonora (brani quali You really got me dei The Kink, You’re the one dei The Vogues, Fever di Peggy Lee, accompagnati dalle composizioni originali di Carlo Rafael Rivera) che si rivela perfettamente capace di ricreare le atmosfere degli anni Cinquanta e Sessanta, senza essere néscontata né invasiva ma accompagnando la protagonista nella sua crescita.

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