Le idi di Marzo
Le idi di Marzo si presenta come un film capace di mettere in luce lo spietato mondo della politica, esaltando la metamorfosi di un giovane non ancora pronto a tutte le insidie che tale mondo presenta.
Bentornati o benvenuti nella rubrica settimanale di #MovieOfTheWeek. Dopo aver parlato la settimana scorsa di Burn After Reading cambiamo nuovamente genere per parlare di Le idi di Marzo.
Film del 2011 e quarto lungometraggio diretto da George Clooney che ne è anche interprete.
Attualmente è disponibile alla visione su Rai Play ma è anche stato disponibile per lungo sul catalogo di Netflix e pertanto non è da escludere che ritorni su tale piattaforma nel breve o medio periodo.
CAMBIANO I TEMPI, STESSA POLITICA
Uno dei messaggi che il film vuol far passare è quello della politica come animale amorfo che, dalla sua nascita fino ai giorni d'oggi, continua a essere lo stesso umanoide, traditore e infido. Come si evince dal titolo è proprio il tema del tradimento politico a esser centrale. La fiducia infranta e i conseguenti atti vendicativi degli attori coinvolti.
Il vero protagonista del film è l'addetto stampa nonché co-organizzatore della campagna di uno dei candidati democratici alle ultime primarie USA, Stephen Meyers interpretato da un giovane Ryan Gosling. Il candidato democratico Mike Morris invece è interpretato dallo stesso regista del film, George Clooney, perfetto per la parte che lui stesso si è affibbiato. A chiudere l'ala democratica di Morris vi è il capo della campagna elettorale Paul Zara interpretato dal compianto Philip Seymour Hoffman. Insieme, i tre costituiscono il nucleo delle vicende politiche e delle trame che verranno intrecciate nel film.
Ovviamente per farlo non saranno soli e anzi avranno il supporto del capo della campagna democratica avversaria Tom Duffy, interpretato da Paul Giamatti. Fondamentale negli equilibri di potere il senatore Thompson, interpretato da Jeffrey Wright. Ma a scoperchiare il vaso di Pandora dando inizio ad una serie di eventi a catena assieme a Stephen sarà Molly Stearns, segretaria al servizio di Morris, interpretata da Evan Rachel Wood.
Le idi di Marzo sottolinea molte volte come i rapporti umani in politica, per la maggior parte dei suoi attori, non sono altro che rapporti di circostanza: "siamo amici finché tu dai qualcosa a me" e viceversa, e al primo errore sei fuori.
Il talento di Stephen è fuori discussione, riesce a far brillare ed esaltare davanti al pubblico il proprio candidato, con discorsi arguti e proposte elettorali studiate per essere vincenti a colpo sicuro. Proprio a causa di questo suo grande talento e della sua giovane età Stephen pecca d'arroganza e pensa di potersi permettere lussi che normalmente in questo mestiere non sono concessi.
È solo l'ingenuità di un giovane talento, nato per questo mondo ma non ancora rodato ai meccanismi più subdoli che il mondo della politica può riservare.
Le idi di Marzo eccelle quindi nel mostrare tali meccanismi e mostra come viene modellato nella creta un talento non ancora pronto a sporcarsi le mani, non ancora pronto a "fare porcate come fanno i repubblicani", e a calpestare chiunque pur di ottenere la vittoria. Non ci sono secondi posti, o si vince o si va a casa.
LA FIDUCIA è MORTA?
Se dovessimo guardare Le idi di Marzo unicamente in chiave cinica però, sbaglieremmo. Perché sebbene sia la più grande chiave di lettura con cui approcciarsi al film, tale visione è perfettamente bilanciata dal concetto della fiducia: la quale se ben riposta e ben ripagata alla fine porta i suoi frutti. A mostrarci quali sono tali frutti è Paul Zara, il paladino di tale sentimento, pronto a battersi fino alla resa se mosso dal giusto sentimento di fiducia e rispetto nel suo capo, nella campagna e nei suoi collaboratori. Altrettanto pronto però a mostrarsi squalo fratricida se tali sentimenti dovessero essere traditi a sua discolpa.
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Lo spazio per giocare secondo un proprio codice d'onore esiste quindi, ma sta a chi decide di applicarlo capire fin dove è possibile farlo e quando invece, idealmente in virtù di quello stesso codice, per assurdo trasformarsi in una delle tante macchine tritatutto della politica.
Questa duplice visione del mondo della politica è ciò con cui dovrà confrontarsi Stephen ma, come abbiamo detto, non siamo a scuola e anzi, al primo errore, che sia fatto in buona fede o meno, sei fuori. Non c'è tempo per imparare, se ti dimostri non più degno di fiducia, una delle teste dell'Idra mostro della politica salta e un altra ne prende il posto.
Stephen dovrà confrontarsi per la prima volta con le conseguenze di uno di questi errori e qui la bellezza de Le Idi di Marzo è duplice. Da un lato vedremo come tutti coloro che vi sono professati amici di Stephen fino a quel momento, nonostante la sua giovane età e una ben nota condizione di maturazione ancora in corso per quel mondo, non si fanno scrupoli a punirlo al primo errore e senza nessuno sconto. Ma, dall'altro lato vedremo come messo alle strette Stephen farà tesoro di un insegnamento così brutale per diventare anche lui una spietata macchina della politica.
Al grido di "se volete giocare, allora giochiamo" assistiamo a una metamorfosi specchio del nostro mondo e perfettamente rappresentata a schermo, sia a livello registico, e ancor di più a livello attoriale da Ryan Gosling. Stephen dimostra come una persona di per se onesta e piena di talento, se costretta e se desiderosa di giocare con regole nuove, sia capace di cambiare e sconfiggere al loro stesso gioco coloro che in principio l'avevano dato per spacciato. Come dice un vecchio detto, "non c'è cattivo più cattivo di un buono che diventa cattivo".
CHI VINCE QUINDI?
È il trionfo del cinismo, è vero, ma nel farlo Le idi di Marzo mette in luce quelli che sono i lati positivi e i lati negativi sia nell'essere il politico (o giornalista, ecc.) cinico e manipolatore come quello di Tom Duffy, sia nell'essere un politico con alla base valori morali più retti, come la giustizia e la lealtà, come quello di Paul Zara.
Entrambi non sono agli estremi di tali ideali ma sono anch'essi più vicino al centro, sfumati anche se opposti, contribuendo così alla straordinaria metamorfosi di Stephen Meyers che più di tutti incarna l'ideale del politico vincitore che per essere tale ha dovuto pagare un prezzo assai caro, il più caro, e cioè diventare chi non era. Ma vincere o perdere sono anch'essi concetti relativi, pertanto spetta allo spettatore, capire e giudicare per sé stessi chi realmente è uscito a testa alta da un confronto all'ultimo sangue come quello de Le Idi di Marzo.
Personalmente vedo in Stephen un uomo che ha vinto, nonostante tutto quello che ha dovuto passare ottiene un qualcosa (che cosa sta a voi scoprirlo) e a mio modo di vedere ne esce più forte di prima e con una rinnovata fiducia in se stesso.
Rinnovo quindi il consiglio di guardare tale pellicola e giudicare voi stessi se, e chi, è possibile considerare come possibile vincitore in seguito agli eventi de Le Idi di Marzo.
Buona visione e alla prossima settimana!