Man and Dog, Recensione – La diffidenza porta alla solitudine

Presentato al Torino Film Festival, Man and Dog è il primo lungometraggio di Stefan Costantinescu, già apprezzato regista di corti e documentari.

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Presentato al Torino Film Festival lo scorso 28 novembre, Man and Dog è il primo lungometraggio di finzione del rumeno Stefan Costantinescu, già apprezzato regista di alcuni corti e documentari.
Come ha affermato lo stesso autore della pellicola, si tratta in fondo di un'intrigante storia d'amore caratterizzata da forti influenze noir e da una struttura investigativa ben consolidata.

La trama sfrutta in modo indiretto le conseguenze provocate dalla pandemia di Covid-19 e la difficoltà reciproca di fidarsi del prossimo, dipingendo un universo costruito sugli inganni e sulle verità mistificate. Concentrandosi e, in qualche modo, nascondendosi dietro il tema del tradimento coniugale si configura sottotraccia il demone dell'alienazione sociale, che va ad affiancarsi al disagio di sentirsi inadeguati o estranei al mondo che ci circonda.

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Una figurazione della pandemia

Man and dog si apre con una sequenza distaccata dalla realtà effettiva della vicenda: Doru, il protagonista, vaga in un bosco immerso in una fitta nebbia, tentando invano di ritrovare il suo amato cane Amza. Quasi un'anticipazione su quello che sarà il punto focale della storia, ovvero la disperata ricerca di un rapporto di fiducia, non solo verso la persona amata ma anche nei confronti di una società compromessa ed incerta.

La causa scatenante che dà il via alla narrazione vera e propria è un messaggio anonimo che avvisa il protagonista del tradimento della moglie. Doru, che lavora in Svezia, decide di ignorare la quarantena imposta dal paese per fare ritorno in patria e indagare sulla vicenda. Per giustificare la sua presenza in Romania dice di dover partecipare ad un importante battesimo, che ritornerà costantemente per tutta la durata della storia e la cui festa finale rappresenterà l'atto conclusivo del film.

Fin dalle prime battute il dramma interiore che logora l'uomo viene messo in scena contrapponendo, ad una situazione estremamente tesa e nevrotica, la folkloristica e spensierata musica che quest'ultimo ascolta nei suoi brevi momenti di pausa. La componente sonora risulta quindi fondamentale per analizzare diversi momenti cardine dell'opera, contemplando in assoluto e rigoroso silenzio il mondo osservato attraverso gli occhi del protagonista.

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Man and Dog, storia di un dramma invisibile

La regia di Man and Dog si dimostra efficace ed incisiva, supportata da una fotografia algida e asettica come le rigide misure di prevenzione anti Covid-19 presenti nel corso della narrazione. Lo stesso Bogdan Dumitrache -l'attore che interpreta il protagonista- riesce a restituire perfettamente la sensazione di disagio e inadeguatezza che il suo Doru si trova ad affrontare, sotterrato dalla diffidenza verso la madre malata, gli amici e persino nei confronti della sua stessa figlia.

La freddezza e l'abilità di un ottimo narratore come Costantinescu permettono di assaporare dialoghi al limite della dark comedy, in cui il cinismo e l'ironia giocano con i sentimenti dello spettatore fino a farlo dubitare della veridicità delle parole pronunciate dai personaggi.

Il ballo finale rappresenta in parte la rottura di quell'irrigidimento venutosi a creare con la pandemia. Per questo la musica del ricevimento che induce alla danza collettiva assume i tratti di un rito propiziatorio, una cerimonia di ricongiungimento che ricuce con precisione un rapporto apparentemente in frantumi. Man and Dog mette in mostra quanto la diffidenza possa corrodere l'animo umano e quanto tutto ciò possa ripercuotersi sul rapporto di coppia: soltanto regredendo e ritornando alla funzione primitiva della danza ci si può nuovamente fidare di chi si ha accanto.

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8

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Man and Dog

Man and Dog è un film che indaga accuratamente le relazioni che intercorrono tra le persone quando viene a mancare la fiducia reciproca. Si tratta di un'opera estremamente interessante e ben diretta, che mantiene un ritmo costante per tutta la sua durata e che trova, nei momenti di suspance più glaciale, lo spazio per sfoggiare uno humour nero a dir poco soddisfacente.

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