Nosferatu, le differenze tra il film di Eggers e l’originale del 1922
Un linguaggio moderno e le nuove tecnologie non sono le uniche differenze tra il remake di Robert Eggers e il Nosferatu del 1922. Scopriamole insieme.
Il Nosferatu del 1922, diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, è uno dei capolavori indiscussi del cinema espressionista tedesco. A distanza di oltre un secolo, Robert Eggers ha deciso di rivisitare questa pietra miliare del cinema, dando vita a un remake che rende omaggio all’originale ma che al contempo lo rinnova profondamente. Ecco le principali differenze tra i due film.
La tecnologia cinematografica e il linguaggio visivo
Il Nosferatu del 1922 è un film muto in bianco e nero, emblema del cinema espressionista, in cui le immagini sono accompagnate da didascalie e la recitazione è fortemente teatrale. Robert Eggers, pur adottando alcune scelte stilistiche che richiamano l’estetica teatrale, utilizza tutte le risorse offerte dalla tecnologia moderna.
Il nuovo Nosferatu è girato a colori, con una palette cromatica che alterna toni freddi e caldi per evocare emozioni e creare atmosfere surreali. Eggers sfrutta i contrasti tra luci e ombre, richiamando le origini espressioniste, ma arricchisce l'opera con un montaggio più dinamico e una colonna sonora che amplifica il coinvolgimento emotivo. Nonostante il progresso tecnologico, il regista mantiene la recitazione volutamente teatrale come tributo all’opera originale.
Le differenze tra i Nosferatu: la pestilenza come metafora del male
Nella versione del 1922, la figura di Orlok è associata alla peste, ma questo elemento rimane marginale. Eggers, al contrario, pone la pestilenza al centro della narrazione, trasformandola in una metafora esplicita del male assoluto. Orlok non è solo un vampiro: è la peste stessa, il male, il portatore di malattia e corruzione. Ogni sua apparizione è accompagnata da una crescente sensazione di decadenza e rovina, che si riflette non solo nei personaggi ma anche nei paesaggi circostanti. Questa enfasi richiama anche il tema della distruzione collettiva, evocando il ruolo del Nosferatu come simbolo di crisi e catastrofe.
Il ruolo di Ellen e la sua psicologia complessa
Nel film di Murnau, Ellen è una figura centrale, ma il suo ruolo si limita principalmente al sacrificio finale per fermare il vampiro. Nel remake di Eggers, il personaggio di Ellen viene profondamente rielaborato e arricchito.
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Ellen non è più soltanto una vittima: la sua psicologia complessa rivela una connessione con il mondo ultraterreno. Questo aspetto emerge attraverso il suo interesse per l’occulto e il paranormale, che spiega l’ossessione di Orlok per lei. Si scopre infatti che Ellen, attraverso i suoi desideri e pulsioni inconsce, ha inconsapevolmente “invitato” Orlok nella sua vita. Questo legame sottolinea una dimensione più intima e oscura della loro relazione, trasformandola in una storia di attrazione carnale e spirituale.
La morte di Nosferatu
Una delle differenze più significative tra i due film la morte di Nosferatu.
Nel film del 1922, il vampiro muore bruciato dalla luce del sole, dissolvendosi in una spettacolare scena di fiamme. Eggers, invece, ribalta completamente questa dinamica. Ellen e Orlok si uniscono carnalmente, in un atto che combina desiderio e orrore: Nosferatu succhia il sangue direttamente dal cuore di Ellen. Tuttavia, al canto del gallo, non viene consumato dalle fiamme. Nosferatu muore cadendo su Ellen, lasciandosi andare come un cadavere orribile e deforme. Questo finale non solo rompe con l’immaginario del sacrificio purificatore del 1922, ma sottolinea il carattere inevitabile e brutale della morte come fine di ogni desiderio e corruzione.
Pur mantenendo uno stretto legame con il capolavoro di Murnau, il remake si distingue per il suo approccio più profondo e complesso, dimostrando come un classico possa essere reinterpretato senza perdere il suo fascino immortale.