Nuovo Olimpo, Recensione: un racconto d’amore con troppi cliché?
Domenica 22 ottobre è stato presentato in anteprima alla diciottesima edizione del Rome Film Fest, Nuovo Olimpo, l’ultimo film diretto da Ferzan Özpetek e il primo che il regista realizza per Netflix. La pellicola, infatti, uscirà in esclusiva solo sulla nota piattaforma streaming mercoledì 1° novembre. Una storia semi autobiografica Özpetek con il suo Nuovo […]
Domenica 22 ottobre è stato presentato in anteprima alla diciottesima edizione del Rome Film Fest, Nuovo Olimpo, l’ultimo film diretto da Ferzan Özpetek e il primo che il regista realizza per Netflix. La pellicola, infatti, uscirà in esclusiva solo sulla nota piattaforma streaming mercoledì 1° novembre.
Una storia semi autobiografica
Özpetek con il suo Nuovo Olimpo ci racconta la storia d’amore tra Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea Di Luigi). Un sentimento travolgente nato improvvisamente da uno sguardo, scambiato velocemente fuori da un set nel 1978.
La pellicola ruota tutta attorno a questo intenso amore e andrà avanti coprendo un arco narrativo di trent’anni, ma in realtà i due protagonisti vivranno davvero questo loro amore per soli tre giorni.
Enea è un giovane ragazzo con la passione per il cinema che ambisce a diventare regista e studia a Roma per realizzare questo suo obbiettivo. Pietro, invece vuole fare il dottore e si trova nella Capitale poiché sua madre ha dovuto affrontare un trapianto. Il loro primo incontro avverrà fuori da quel set, ma successivamente si rincontreranno nella sala del cinema Nuovo Olimpo, luogo dal quale prende il nome la pellicola. I due vivranno una passione travolgente ma come già detto, destinata a durare molto poco; tuttavia, non saranno mai in grado di dimenticarsi.
La storia di Enea è in parte anche la storia del regista, che per suo stesso dire, in ogni film inserisce degli elementi tratti dalla sua vita. In quest’opera che è tra le sue quattordici quella più personale sono più evidenti e facilmente individuabili. Purtroppo, però il forte coinvolgimento emotivo di Özpetek per le vicende che ci sta raccontando con Nuovo Olimpo, non è stato trasmesso nella pellicola nel modo che ci si aspettava da un regista che vanta delle opere di grande intimismo e delicatezza come Le fate ignoranti o il più recente La dea fortuna.
La passione che Pietro ed Enea provano l’uno per l’altro è trasmessa sicuramente in modo evidente nelle intese scene d’amore, ma è percepibile anche dagli sguardi dei personaggi che mantengono sempre, nonostante il passare degli anni un velo di malinconia. Ma trasmettere passione e malinconia purtroppo nella narrazione di una storia d’amore non basta se questi elementi mancano di poetica, poetica che ad un autore come Özpetek prima d'ora non era mai mancata, nemmeno nei suoi film meno riusciti.
Più una soap opera che un film d’autore
Nuovo Olimpo, va detto parte con delle premesse interessanti, sembra avere tutte le carte in regola, e per la prima mezz’ora mantiene anche un ottimo ritmo salvo poi perdersi nella narrazione nei diversi salti temporali. Il tempo scorre segnato tra un incontro sfiorato all’altro per trent’anni e noi sullo schermo vediamo Pietro ed Enea invecchiare senza riuscire mai a rivedersi per davvero se non di sfuggita fino alla fine delle due ore e venti, durata del film.
Ma in questo tempo gli eventi che si susseguono e gli espedienti narrativi utilizzati sono banali, prevedibili e già visti in moltissimi altri film e serie tv. Non è difficile immaginare cosa succederà, e ad un certo punto arrivi a sperare addirittura che le previsioni siano sbagliate e che la narrazione cambi e prenda un’altra strada, strada che invece non percorrerà mai cadendo sempre di più nel cliché.
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L’ultima parte, in particolare ha degli elementi che sembrano inseriti forzatamente e che non annoverano credibilità ma accentuano la percezione che si sta assistendo alla messa in onda in una soap opera e non di un film diretto da uno dei più importanti autori del panorama italiano.
L’impronta della regia di Özpetek c’è e si vede, ma neanche quella riesce a fare la differenza, solo in poche inquadrature e sequenze viene fuori prepotentemente, per poi perdersi negli elementi che non funzionano come il montaggio e la scansione del tempo nella narrazione che a tratti addirittura crea confusione.
Luisa Ranieri buca un’altra volta lo schermo
Nuovo Olimpo vede in scena: Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri, Aurora Giovinazzo, Greta Scarano, Alvise Rigo, Giancarlo Commare e Jasmine Trinca.
Parte del cast maschile non convince, in particolare Alvise Rigo e Andrea Di Luigi, che alla loro prima esperienza sul grande schermo appaino in diversi momenti inespressivi e decisamente poco convincenti.
Damiano Gavino, invece porta a casa un personaggio tutto sommato ben riuscito e sorprendentemente centrato.
Ma cast maschile a parte, sono i personaggi femminili e le loro interpreti ad arricchire davvero la pellicola.
Alice interpretata dalla giovanissima e convincente Aurora Giovinazzo è la storica migliore amica di Enea, una figura fresca ma anche estremamente sincera e diretta, un po’ grillo parlante un po’ bimbo sperduto che non abbandona mai il protagonista in nessun momento importante. Greta Scarano invece veste i panni di Giulia la moglie di Pietro, l'attrice porta eleganza e candore al personaggio, mostrandoci una donna fragile ma estremamente attenta ai dettagli che non ha mai davvero conosciuto completamente l'uomo che ama.
Il personaggio più memorabile è quello interpretato da Luisa Ranieri, alla sua terza collaborazione con Ferzan Özpetek: Titti, una donna che avrebbe potuto facilmente risultare una caricatura, ma invece spicca fra gli altri per la sua dolcezza, fragilità ed il suo grande cuore. Una figura sognatrice che la Ranieri incarna in tutta la sua semplicità oltre il trucco pesante e i capelli acconciati, oltre tutto Titti nel suo look è un omaggio a Mina che il regista ha voluto inserire in Nuovo Olimpo.
5
HyRankNuovo Olimpo
Özpetek con la sua ultima pellicola non va a segno, Nuovo Olimpo nonostante le ottime premesse e gli elementi di trama interessanti, risulta un film slegato, confuso e ricco di eccessivi cliché. Quella tra Enea e Pietro è una storia d'amore inizialmente appassionante ma e che si perde nella narrazione e negli espedienti narrativi banali e prevedibili adoperati. Un film del regista che però manca della sua solita e caratteristica poetica che lo contraddistingue generalmente, nonostante sia una storia semi autobiografica. Peccato. Va citato però l'ottimo lavoro svolto dalle interpreti femminili e in particolare da Luisa Ranieri che con la sua Titti, riesce a bucare un'altra volta lo schermo.