Quello che i Social non Dicono – The Cleaners
Quante volte ci sarà capitato di sentire ai telegiornali o di leggere sul web notizie che si riferiscono a fatti delittuosi, terroristici o legati a fenomeni di bullismo di ogni genere o di odio razziale, dove le immagini e i video che vediamo in quel momento ci fanno solo intuire la violenza che sta alla […]
Quante volte ci sarà capitato di sentire ai telegiornali o di leggere sul web notizie che si riferiscono a fatti delittuosi, terroristici o legati a fenomeni di bullismo di ogni genere o di odio razziale, dove le immagini e i video che vediamo in quel momento ci fanno solo intuire la violenza che sta alla loro base, grazie ad un'azione di comprensibile censura. Non si tratta di rispettare, così facendo, la privacy delle persone coinvolte, soprattutto se minori, ma anche per un senso di pietà e di compassione nei loro confronti. Tuttavia capita a volte, purtroppo, che per una breve frazione di tempo le stesse scene circolino in rete con tutta la loro crudeltà e brutalità diventando motivo di una condivisione virale.
Diventa così necessario intervenire con largo anticipo perché ciò non accada con un lavoro costante e quotidiano di scrematura e di selezione di tutto il materiale diffuso nel web, compreso le fake news, decidendo ciò che deve essere rimossoe ciò che deve, invece, essere fatto passare. Un vero lavoro di “pulizia digitale” come si è solito definirlo, svolto dai “content moderator” o più familiarmente “spazzini internauti”, prevalentemente giovani, per conto delle grandi aziende della comunicazione, Google, Facebook, Twitter, per fare un esempio. Un'attività che si svolge senza clamori, in silenzio, lontano da occhi indiscreti, come se si trattasse di una setta, in centri dislocati in diversi Paesi – il principale è nelle Filippine – esaminando una quantità enorme di filmati caricati su YouTube e di post pubblicati sui social network.
Di tutto questo ne parla diffusamente con interviste dirette anche ad alcuni operatori di Manila, il film documentario di denuncia dei registi Hans Block e Moritz Riesewieck dal titolo Quello che i Social non Dicono - The Cleaners, presentato al Sundance Film Festival ed ora nelle sale cinematografiche italiane. L'indagine rivela in tal senso un sottobosco che non avremmo mai immaginato fatta di individui letteralmente stacanovisti nel loro mestiere, a volte sottopagati, che con spirito quasi religioso “cancellano” o “ignorano” le informazioni che gli passano sotto gli occhi. Se da una parte, dunque, è doveroso garantire una navigazioneche rispetti libertà di espressione secondo però principi morali ed etici universalmente condivisi, dall'altra non deve mai diventare motivo di limitare il pensiero critico. E qui sorge qualche dubbio.