Qui non è Hollywood, Recensione: il modo sbagliato di raccontare una storia vera?
Qui non è Hollywood, la serie sul terribile caso di Sarah Scazzi, è arrivata su Disney+ e ha già fatto parlare di sé. Ecco cosa ne pensiamo.
Qui non è Hollywood miniserie diretta da Pippo Mezzapesa, ispirata al libro "Sarah, la ragazza di Avetrana" di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni arriva su Disney+ il 30 ottobre e dopo essere stata anche presentata in anteprima alla 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma.
La fiction che ricostruisce un fatto di cronaca nera che ha scosso l'Italia: l'omicidio della giovane Sarah Scazzi, ha catturato l'attenzione, ma ha anche generato un acceso dibattito pubblico sulla rappresentazione della realtà e sulla tutela dell'immagine della comunità di Avetrana, paese dove questi tragici fatti hanno avuto luogo. Nel cast di Qui non Hollywood troviamo: Giulia Perulli, Federica Pala, Vanessa Scalera, Imma Villa, Paolo De Vita, Anna Ferzetti e Giancarlo Commare.
Tra l'altro la miniserie tv che inizialmente si chiamava "Avetrana: Qui non è Hollywood" ha subito un ritardo nel lancio, inizialmente previsto per il 25 ottobre. Un ricorso d’urgenza presentato nei giorni scorsi dal sindaco di Avetrana Antonio Iazzi aveva bloccato la messa in onda della serie, in seguito a una decisione del Tribunale di Taranto e il 5 novembre era prevista la prima udienza con le parti. Ma il 29 ottobre è arrivato l’annuncio del cambio titolo e della nuova data d’uscita della serie: “In ottemperanza al provvedimento emesso dal Tribunale di Taranto”, hanno dichiarato Groenlandia e Disney, “il titolo della serie sarà ora ‘Qui non è Hollywood'.
Una scelta narrativa efficace: 4 punti di vista diversi
Ognuno dei quattro episodi che incentrato su un personaggio diverso (Sarah, Sabrina, Michele e Cosima), ci offre un punto di vista unico e soggettivo sugli eventi.
Questa scelta permette di sfatare l'idea di una verità assoluta (che nella realtà non è mai stata rivelata, ma ci si basa su una verità processuale) e ci invita a riflettere sulla complessità e sull’impatto che gli eventi anche quelli più banali, possono avere sulla vita delle persone, rivelando il lato peggiore oscuro e inimmaginabile.
Ognuno dei personaggi, pur coinvolto negli stessi eventi, lo percepisce e lo interpreta in modo diverso, in base al proprio carattere, alle proprie verità e ai propri demoni. La narrazione mette in luce le contraddizioni che abitano l'animo umano, la capacità di autoinganno che gioca la mente e la difficoltà di accettare le proprie responsabilità.
La scelta di dividere le puntate in base ai quattro punti di vista è stata una mossa vincente, che ha reso Qui non è Hollywood una serie complessa e coinvolgente e che ha l'obbiettivo di far riflettere sulla natura del male, sulla responsabilità individuale e sulla difficoltà di trovare la verità.
Nonostante questo la serie comunque non convince per via dell’eccesiva spettacolarizzazione della messa in scena, che ci trasporta in un quadro fin troppo grottesco per poter prendere ogni scena sul serio, come si dovrebbe fare quando si va a toccare tematiche così delicate.
Qui non è Hollywood: quando il grottesco rischia di diventare trash
Un altro tema centrale della serie è il ruolo dei media e il cosiddetto turismo del dolore. La vicenda di Sarah Scazzi ha attirato l'attenzione dei media nazionali e internazionali, trasformando un piccolo paese in un set cinematografico e i suoi abitanti in personaggi di un reality show.
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La serie di Mezzapesa non nasconde l'aspetto più morboso di questa vicenda, mostrando come i media abbiano contribuito a creare un clima di voyeurismo e a spettacolarizzare il dolore di una famiglia e lo fa in un modo che non è sempre apprezzabile poiché il confine tra il grottesco e trash è davvero molto sottile.
I personaggi seppur ben caratterizzati e molto simili a veri "protagonisti" di quest'amara storia che ha portato all'omicidio di una ragazza di 15 anni, sono caricaturali e agiscono spinti dall'istinto, dall'oppressione di vivere in una piccola comunità e dall'ignoranza, tutti elementi che fanno davvero parte di questa vicenda ma che in Qui non è Hollywood sono portati all'estremo.
Mostrare al pubblico il dietro le quinte della mediaticizzazione spietata di un caso di cronaca nera è sicuramente un'idea intelligente.
Già Maccio Capatonda nel 2017 aveva messo in scena una simile "denuncia" con il suo Omicidio all'italiana film però esplicitamente comico e che non utilizzava personaggi reali ma mostrava in modo fuori dalla righe il cattivo gusto e l'ossessività dietro questa spettacolarizzazione del dolore.
In questo caso però, trattandosi di realtà manipolata le scene così grottesche da suscitare ilarità sono troppe e probabilmente la serie sarebbe riuscita nel suo intendo meglio, se fosse stata solo liberamente tratta dalla vicenda di Sarah e non una sua ricostruzione in salsa fiction.
Il lavoro fatto sulla psicologia di alcuni personaggi e le scelte narrative siano apprezzabili, così come le performance degli attori assolutamente in linea con la sceneggiatura, peccato che sia davvero troppo sopra le righe per poter convincere.
5.8
HyRankQui non è Hollywood
Qui non è Hollywood la controversa miniserie tv sul terribile omicidio della giovane Sara Scazzi diretta da Pippo Mezzapesa è interessate per scelte narrative ma non convince del tutto per via dell’eccessiva impronta grottesca. I personaggi seppur esteticamente molto fedeli alle persone realmente coinvolte nel caso sono spesso eccessivamente caricaturali e si mostrano in atteggiamenti esasperanti e ossessivi, l'introspezione psicologica in questo tipo di racconti è una carta vincente ma non messa in scena in questo modo.