Sanpa – Luci e Tenebre di San Patrignano e di Vincenzo Muccioli

Nascita, Crescita, Fama, Declino, Caduta, sono questi i titoli dei cinque episodi di Sanpa, miniserie televisiva distribuita per la prima volta in Italia il 30 dicembre 2020 sulla piattaforma streaming Netflix. Ideata da Gianluca Neri, racconta la nascita e lo sviluppo della comunità di recupero di San Patrignano, la più grande d’Europa, tra accuse, controversie […]

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Nascita, Crescita, Fama, Declino, Caduta, sono questi i titoli dei cinque episodi di Sanpa, miniserie televisiva distribuita per la prima volta in Italia il 30 dicembre 2020 sulla piattaforma streaming Netflix. Ideata da Gianluca Neri, racconta la nascita e lo sviluppo della comunità di recupero di San Patrignano, la più grande d’Europa, tra accuse, controversie e meriti.

La docu-serie, spiegherà Netflix, è stata realizzata “con immagini tratte da 51 differenti archivi”, dopo “180 ore di interviste” e “attraverso 25 testimonianze”. Sono proprio le voci di alcuni ex-ospiti della struttura che conducono lo spettatore in un viaggio tra moralità e corruzione, bontà e violenza, umanità e prevaricazione.

1 - NASCITA - La comunità

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Sanpa - Vincenzo Muccioli e gli ospiti della comunità

Il primo episodio di Sanpa guida alla scoperta degli anni iniziali di vita della comunità, dalla sua fondazione ai primi ospiti che troveranno riparo in essa.

Fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978 a Coriano, in provincia di Rimini, San Patrignano è una comunità terapeutica di recupero e di riabilitazione per tossicodipendenti. Muccioli fonda la comunità spinto dal desiderio di fornire gratuitamente assistenza e aiuto ai giovani bisognosi precipitati nel vizio della droga, senza percepire aiuti - economici o di altro tipo - né dalle famiglie dei ragazzi, né dallo stato.

Gli anni Settanta, infatti, sono gli anni del boom di eroina in Italia: nelle borgate romane inizia a circolare una nuova droga, sconosciuta ai più, che in pochi anni si diffonde a macchia d’olio a causa della sua abbondanza e del basso costo. È una piaga che arriverà a colpire una larga fetta di giovani, senza obiettivi e senza scopi precisi nella vita, disinteressati e indifferenti, persi in una situazione politica di calma piatta dopo i mitici anni rivoluzionari dei movimenti politici giovanili.

Le famiglie di questi ragazzi si ritrovano ad affrontare l’emergenza sociale senza ricevere alcun tipo di supporto da parte delle istituzioni statali, impreparate e disorientate davanti a questo ciclone che si abbatte con improvvisa rapidità. Disperate, la vita sconvolta, trovano in Muccioli e in San Patrignano l’accoglienza e il supporto di cui tanto necessitano, in un ultimo barlume di speranza.

Il miracolo non è quando spunta un fiore, ma quando un fiore spunta da una pianta morta.

2 - CRESCITA - La figura di Muccioli

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Ben presto, la comunità cresce e si allarga, anche grazie ai contributi da parte di Gianmarco e Letizia Moratti, amici intimi di Muccioli. Nel 1984 la struttura conta 500 ospiti; nel 2017 arriverà ad ospitare 1542 ragazzi.

Fin dalle origini l’opinione pubblica si scinde nettamente, tra sostenitori entusiasti e critici avversi, nei confronti della comunità e del suo fondatore. È la persona di Muccioli, di fatto, il vero centro attorno al quale ruota Sanpa, una figura controversa che fino alla fine dei suoi giorni farà discutere e parlare.

Vincenzo Muccioli è figlio di proprietari terrieri, che abbandona l’istruzione superiore per potersi dedicare alla passione per l’agricoltura e l’allevamento. Dopo il matrimonio acquista alcuni appezzamenti nella località di Coriano, dove nel 1978 fu accolto il primo ospite, una ragazza figlia di amici, dando vita a quella che sarà la futura comunità.

Senza nessun tipo di preparazione medica, psicologica o terapeutica, Muccioli intraprende una strada che non possiamo sapere se, fin da subito, si sia delineata con chiarezza nella sua mente o se abbia trovato impreparato anche lui stesso.

Tu sei quello che cura i feriti, non sei quello che combatte la guerra. 

Le gesta di Muccioli assumono, dal principio, una connotazione paternalistica: lui stesso si descrive come un grande padre che abbraccia la molteplicità dei suoi figli smarriti, spaventati, rifiutati e non compresi dalla società. Ma è un padre-padrone che si auto-giustifica, che si auto-legittima, attribuendosi il diritto ad usare la violenza attraverso i mezzi che più ritiene validi e facendo discendere su di sé un’autorità che proviene solo da sé stesso e che, spesso, non è condivisa.

Possente, autoritario, tirannico. Ma anche altruista, buono, dal grande cuore desideroso di aiutare i più deboli. La visione verso Muccioli si attesta su un dualismo condiviso da chiunque vi entri in contatto: tossici, famiglie, Stato, opinione pubblica. Da un lato c’è chi lo ritiene un uomo di valore, le cui colpe e i cui peccati sono da assolvere. Dall’altro, c’è chi lo condanna e lo castiga.

Sanpa si affida alle testimonianze degli ex-ospiti della comunità, che si aprono a confessioni e considerazioni profondamente personali, per sottolineare le opinioni contrastanti verso il fondatore e raccontare gli aspetti più controversi della vicenda. Le più significative, forse, sono le dichiarazioni di Walter Delogu (guardia del corpo), Fabio Cantelli (responsabile ufficio stampa) e Antonio Boschini (medico) figure che nella comunità hanno operato a stretto contatto con Muccioli. Walter e Fabio si schierano apertamente contro Muccioli, il Muccioli degli ultimi anni, accecato dai riflettori puntati contro di lui, affamato di autorità. Antonio continuerà a difenderlo fino alla fine, giustificando e sostenendo ogni suo gesto, anche il più vile. 

3 - FAMA - La metamorfosi

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Tale dualismo acquista sempre più consistenza man mano che la comunità cresce e la fama di Muccioli aumenta drasticamente. In Sanpa assistiamo a una sua progressiva metamorfosi, vediamo emergere una componente ambiziosa e pretenziosa del carattere di Muccioli. Osannato, corteggiato, sembra assuefatto dal potere che riceve, volendone sempre di più come i suoi tossici la loro dose.

La comunità diviene sempre più grande ed è chiaro che la gestione che fino ad allora, quando le dimensioni erano ridotte e i ragazzi erano pochi, era risultata efficace, ora non è più adatta. Muccioli non è più in grado di abbracciare personalmente ogni ospite ed inizia, quindi, a delegare la gestione della struttura a piccoli gruppi, delle squadre capeggiate da ragazzi che sono parte integrante della comunità. 

È qui, forse, che si compie l’errore che darà inizio ai fatti che segnano gli ultimi anni di vita di Vincenzo Muccioli: sono ragazzi che non hanno né le competenze né la consapevolezza adeguata a svolgere il compito loro assegnato, giovani inquieti e problematici ai quali il potere darà alla testa. Potere che, negli anni a venire, significherà solo violenza.

4 - DECLINO - Le accuse

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Meglio morti che drogati.

Non è tutto oro quello che luccica: dietro una facciata di benignità, umanità e solidarietà si annidano segreti e misteri che ne corrodono le fondamenta, portando inevitabilmente al crollo di una maschera che rivela l’ipocrisia e la doppiezza di un sistema che non è destinato a funzionare.

Durante il suo governo a San Patrignano, Vincenzo Muccioli si è dovuto scontrare con la dura realtà dei fatti: non per tutti il fine giustifica i mezzi.

Sono due i processi che, prima nel 1983 e poi nel 1994 e conclusi con la sua assoluzione, lo vedono coinvolto. Nel primo, ricordato come “processo delle catene”, Muccioli fu accusato di sequestro di persona e maltrattamenti per aver incatenato e rinchiuso nel canile e in altri luoghi simili alcuni giovani della comunità. Nel secondo, il fondatore fu accusato di favoreggiamento per l’assassinio di Roberto Maranzano, giovane ucciso a bastonate da tre ragazzi all’interno della struttura di recupero, il cui cadavere fu poi trasportato lontano dalla comunità.

A ciò si aggiungono i tre suicidi dei ragazzi che hanno deciso di porre fine ai propri tormenti gettandosi dalle finestre delle stanze in cui erano stati rinchiusi, episodi controversi che hanno contribuito a calcare lo spaccato dell’opinione pubblica nei confronti di San Patrignano.

5 - CADUTA - Le domande

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Le famiglie dei tossicodipendenti non hanno mai smesso di ringraziare e di supportare Muccioli per i benefici che la sua opera ha portato alle loro condizioni. Molti dei ragazzi che sono stati aiutati da lui hanno affermato che senza la sua opera non sarebbero ancora in vita.

Sono quello che sono grazie a lui e San Patrignano. Nonostante lui e nonostante San Patrignano.

Sono tanti, però, coloro che si schierano apertamente contro la linea metodologica adottata da Muccioli nella gestione della comunità e dei tossicodipendenti. Senza dubbio Muccioli opera per il bene dei ragazzi, e sono i ragazzi stessi a ringraziarlo per la durezza e la caparbietà delle sue decisioni. Ma viene naturale chiedersi: devono esserci dei limiti?

Muccioli si trova solo a gestire questi ragazzi, senza alcun aiuto da parte di istituzioni competenti in materia che lui stesso rifiuta disprezzando l’approccio farmacologico alla cura della dipendenza che queste adottano. Avrebbe potuto comunque, in qualche modo, trovare la collaborazione di strutture o figure mediche in grado di supportarlo nella gestione di simili casi?

Se ve ne volete andare... allora no. Io non vi lascio andare.

I tossicodipendenti non sono in grado di decidere per sé stessi con cognizione e coscienza quando sono in preda agli spasimi per la droga e alla sindrome di astinenza: è giusto che qualcun altro decida per loro? Si può imporre loro ciò che non vogliono, rinchiuderli quando non ascoltano, catturarli quando tentano di fuggire?

La serie spinge a riflettere sulla gestione della dipendenza dalle droghe, su quali siano le misure da adottare e quali i limiti che è necessario imporre fin dal principio. Cammina lungo un filo appeso tra gli estremi del bene e del male, tra le molteplici sfumature della moralità.

In tutto ciò, Sanpa mantiene una posizione neutrale, senza accusare o assolvere, ma dando sostegno ad entrambe le parti e lasciando la riflessione nelle mani dello spettatore. 

Fino a che punto si può arrivare per fare del bene?

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Sanpa - Luci e Tenebre di San Patrignano

La serie spinge a riflettere sulla gestione della dipendenza dalle droghe, su quali siano le misure da adottare e quali i limiti che è necessario imporre fin dal principio. Cammina lungo un filo appeso tra gli estremi del bene e del male, tra le molteplici sfumature della moralità.

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