Stranger Eyes, Recensione: gli occhi degli altri, i nostri riflessi

Stranger Eyes è una della sorprese più affascinanti della Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno. Ecco cosa ne pensiamo.

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Yeo Siew Hua presenta a Venezia il suo quarto lungometraggio, dal titolo internazionale Stranger Eyes. Il regista nato a Singapore rappresenta una delle voci più incisive e innovative nel panorama cinematografico contemporaneo del Sud-est asiatico grazie alla sua capacità di incarnare ed imprimere nelle sue opere riflessioni profonde su collettività e modernità.

Il suo film del 2018, A Land Imagined, ha vinto il Pardo d’Oro al Festival di Locarno ed ora Stranger Eyes potrebbe diventare la mina vagante, in senso strettamente positivo, della Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno. Inoltre, Stranger Eyes è il primo film singaporiano a essere selezionato per la competizione principale del Festival del Cinema di Venezia, dove concorrerà per il Leone d'Oro.

La trama di Stranger Eyes

La vita di Junyang viene sconvolta quando sua figlia scompare senza lasciare traccia. Settimane dopo la scomparsa della bambina, Junyang comincia a ricevere misteriosi DVD anonimi. Ogni disco contiene filmati inquietanti della sua vita quotidiana: momenti privati, apparentemente innocui ma intimi. Questi video mostrano Junyang mentre svolge le sue attività domestiche, chiacchiera con sua moglie, e trascorre del tempo con la figlia, poco prima della sua scomparsa.

Sconvolto dalla consapevolezza che qualcuno stia osservando ogni aspetto della sua vita, il ragazzo si immerge in un’ossessiva caccia al colpevole. Convinto che il voyeur sia la chiave per ritrovare sua figlia, Junyang inizia a osservare con sospetto i suoi vicini, in particolare Lao Wu, un uomo solitario e riservato che vive da anni accanto a lui. Le strane abitudini di Lao Wu, i suoi movimenti notturni e il suo comportamento evasivo alimentano i sospetti del ragazzo. Inizia a convincersi che Lao Wu non solo stia spiando lui e la sua famiglia, ma che possa essere direttamente coinvolto nella scomparsa della bambina.

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Un gioco di sguardi, anche con sé stessi

L’idea alla base di Stranger Eyes è di elevata caratura, forse tra le più interessanti dell’edizione di quest’anno. Al suo interno troviamo una stratificazione profonda e complessa dello sguardo, a partire dalla sua versione più moderna, fatta di social, connessioni online e dirette, fino al suo più intimo carattere interpersonale. Se è vero che oggi siamo e ci sentiamo maggiormente osservati, è anche vero che noi stessi osserviamo tutti, volontariamente o meno, allo stesso identico modo in cui gli altri fanno con noi. Quello che è uno sguardo estraneo, prospettato verso l’esterno, diventa straordinariamente un riflesso del nostro, come un cane che abbaia allo specchio.

Questo è Stranger Eyes e, nonostante non sempre riesca a portare a compimento il messaggio, sorprende per ambizione e piani di lettura. Durante le due ore circa di durata, infatti, il film subisce qualche rallentamento eccessivo del ritmo nella parte centrale e verso la conclusione sembra che non sappia esattamente cosa mettere a fuoco tra le varie possibilità messe sul tavolo. Un ottimo finale però mette in chiaro le idee e le comprime tutte in un’unica soluzione, più umana e radicata, che può arrivare al cuore di ogni spettatore.

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La fotografia svolge un ruolo fondamentale per il trasferimento del messaggio. Gli schermi diventano una finestra costante per la messinscena, in ogni forma essi si presentino. DVD, video sorveglianza, macchine fotografiche, dirette sui social, i protagonisti sono circondati così come lo siamo noi. Le finestre diventano dei frame, dei post su Instagram che ci danno la possibilità di guardare aldilà della distanza, colmando ciò che non sappiamo di ciò che vediamo con le nostre paure, frustrazioni e sensi di colpa.

Stranger Eyes: una sorpresa riuscita a metà?

Il cast, formato da Wu Chien-Ho, Lee Kang-Sheng, Anicca Panna, Vera Chen, Pete Teo, Xenia Tan, Maryanne Ng-Yew, svolge un ottimo lavoro, ma l’interpretazione dominante è quella del taiwanese Wu Chien-ho.

Una gradita sorpresa quindi quella di Stranger Eyes che, con qualche taglio in più ed un affinamento delle tante belle idee, avrebbe potuto trovare un riscontro ancora maggiore.

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7.5

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Stranger Eyes

L’idea alla base di Stranger Eyes è di elevata caratura, forse tra le più interessanti dell’edizione di quest’anno: quello che è uno sguardo estraneo, prospettato verso l’esterno, diventa straordinariamente un riflesso del nostro. Gli schermi diventano una finestra costante per la messinscena, in ogni forma essi si presentino. Una gradita sorpresa quindi quella di Stranger Eyes che, con qualche taglio in più ed un affinamento delle tante belle idee, avrebbe potuto trovare un riscontro ancora maggiore.

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