The Boys, Recensione della quarta puntata – Da Patriota con amore

La quarta puntata tra alti e bassi

The Boys

Dopo l’ottimo inizio della terza stagione con le prime tre puntate di The Boys, abbiamo finalmente potuto visionare la quarta. La vicenda comincia ora ad entrare nel vivo, e l’episodio riserva non poche sorprese e un rimescolamento delle carte in tavola.

Una violenta partita a scacchi

Riprendendo dalla situazione in cui ci aveva lasciato, l’intreccio si dipana seguendo due direttive principali. Da un lato la ricerca dell’arma in grado di uccidere Patriota porta i Boys in una location inedita, per la prima volta fuori dai confini nazionali. Dall’altro, continua la lotta di potere interna alla Vought, in cui irrompe prepotentemente una nuova contendente.
I numerosissimi colpi di scena e rivelazioni, rendono la puntata il culmine del processo di preparazione costruito nelle precedenti, sviluppando gli elementi già introdotti e aggiungendone di nuovi, donando picchi di esaltazione e genuina attesa per il proseguo della vicenda. Si assiste perciò rovesciamento del tavolo di gioco. In ottica di serialità è sintomatico della cura che è stata riposta in tal senso. Tuttavia, a fronte degli stimoli nuovi che offre allo spettatore e i plot twist ben assestati, sconta più di qualche criticità.

La nuova ambientazione ad esempio, pur donando dinamicità e un respiro più ampio all’indagine, oltre che presentare un buon colpo di scena, rivelandosi uno snodo centrale dell’intreccio, si presenta al momento come piuttosto spoglia e priva di personalità, ma siamo comunque curiosi e fiduciosi su come (e se) sarà sviluppata. Rimane comunque interessante scoprire la visione dei super che ha il mondo fuori dagli Stati Uniti.
Si assiste anche ad una generale ridondanza e ripetitività di certe dinamiche relazionali dalla ovvia risoluzione, che non riescono perciò nell’intento di generare un conflitto sufficientemente gravido di tensione. Elemento che invece in moltissime sequenze si riconferma magistralmente costruito, in particolare in quelle che coinvolgono Patriota, per quanto, anche qui, si cominci a notare un certo pattern. Lo sviluppo dei personaggi è tangibile, ma si ha come l’impressione che viaggi a una velocità maggiore e in un binario parallelo rispetto alle relazioni che si vengono a creare e mutare.

Le conferme

Per fortuna, a dispetto di queste perplessità, l’ossatura di The Boys rimane solida. I plot twist, come già detto, sono ben piazzati e difficilmente prevedibili, e innescano un autentico stravolgimento delle dinamiche di potere interne ed esterne ai gruppi, che ben contrabbilancia una struttura narrativa che comincia a mostrare qualche fianco scoperto. Gli elementi di novità introdotti in questa stagione sono sviluppati in maniera sempre più esponenziale, e si accresce sempre di più un potenziale pronto ad esplodere. La scansione del ritmo si conferma magistrale. La puntata non presenta mai momenti morti o situazioni troppo diluite, e l’alternarsi senza soluzione di continuità fra scene riflessive e più movimentate, contribuisce e mantenere alta l’attenzione dello spettatore. Nonostante una gestione non ottimale delle dinamiche di gruppo, i personaggi, se presi singolarmente, mantengono intatto il loro carisma e svelano tratti inediti, per quanto, come già evidenziato nella recensione delle prime tre puntate, alcuni risultino più deboli di altri, in particolare Frenchie, che qui ha un ruolo quasi da spalla comica.


La critica sociale rimane stabilmente aspra e tagliente, anche se è da ravvisarsi un certo didascalismo in alcuni dialoghi e trovate sceniche. Intatti anche l’umorismo nero e il gore, che funzionano egregiamente, ma che a volte sembrano inserite forzosamente attraverso scene costruite ad hoc e che poco aggiungono alla narrazione, rimanendo comunque una componente essenziale della cifra stilistica di The Boys.

Recensione senza voto

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