Unsolved Mysteries, la docu-serie che spaventa con la realtà

Nel 1987, il presentatore americano Robert Stack condusse una serie televisiva di genere documentaristico denominata Unsolved Mysteries. La serie tv raccontava storie di persone scomparse, avendo spesso a che fare con omicidi, rapimenti e altre forme di reato. A distanza di più di trent’anni dalla prima messa in onda, Netflix ripropone una versione reboot dell’originale, […]

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Nel 1987, il presentatore americano Robert Stack condusse una serie televisiva di genere documentaristico denominata Unsolved Mysteries. La serie tv raccontava storie di persone scomparse, avendo spesso a che fare con omicidi, rapimenti e altre forme di reato. A distanza di più di trent'anni dalla prima messa in onda, Netflix ripropone una versione reboot dell’originale, distribuita sulla piattaforma nell’estate 2020.

La serie originale è stata trasmessa per due decenni, fino all’inizio degli anni duemila, contando 14 stagioni e più di 500 episodi, trasmessi sulle reti americane NBC, CBS, Lifetime e Spike. All’interno dello show, il conduttore presentava le storie attraverso una narrazione strutturata su due livelli principali: la voce fuori campo (del presentatore televisivo) e la ricostruzione e messinscena degli eventi con attori e comparse.

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Immagine fotografata

Omicidi, rapimenti e alieni

I temi principali della serie coinvolgevano storie di rapimenti, omicidi, ricongiungimenti familiari ma anche esperienze legate al soprannaturale (tra cui case infestate da fantasmi e avvistamenti extraterrestri). La maggior parte di questi erano contestualizzati in zone rurali degli Stati Uniti d'America tra gli anni Settanta e Ottanta. 

Lo scopo era raccontare eventi accaduti, incutendo interesse, curiosità ma anche timore e spavento nello spettatore. Esso approcciava la narrazione cosciente che ciò che stava guardando non era l’ennesima storia dell’orrore trasformata in serie televisiva, ma la realtà.

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Unsolved Mysteries

Lo spettatore si immergeva totalmente nella narrazione, attraverso una ricostruzione e messinscena metodica che spesso prevedeva il contributo di attori noti (tra cui uno dei primi ruoli di Matthew McConaughey). Realizzata partendo dalle prove dei singoli casi e dall’analisi conseguitane, portava lo spettatore a realizzare che quelle storie avevano a che fare con chiunque, potenzialmente anche con il proprio vicino di casa.

Unsolved Mysteries e Netflix

Il reboot di Unsolved Mysteries introdotto da Netflix ha la fortuna di avere alle spalle anni di produzione pregressa. Di fatto, concettualmente la nuova versione della serie non si distacca dall’originale (omaggiando lo stesso Robert Stack durante la sigla) pur proponendo alcune novità, dovute allo spostamento della fruizione mediale, dal mezzo analogico televisivo a quello digitale del computer.

Il prodotto Netflix è considerabile formalmente come la quindicesima stagione di Unsolved Mysteries e conta (al momento) dodici episodi della durata di 45-50 minuti in media. Si configura come una serie antologica per cui ogni episodio racconta una storia differente rispetto al precedente (la stessa cosa accade in Black Mirror o True Detective, seppur di stagione in stagione).

Intenzione della serie è riaprire alcuni cold-case, o “crimini a pista fredda”, vale a dire tutti quei casi legati a crimini irrisolti che, per mancanza di prove o per termine delle indagini, sono spesso archiviati e mai risolti. La maggior parte degli episodi si concentra su omicidi e rapimenti di cui non è mai stato trovato il colpevole ma lascia spazio anche a storie che racchiudono collettività come l’avvistamento di UFO da parte di un’intera popolazione, o la percezione della vita dopo la morte in un villaggio giapponese.

Le modalità narrative sono cambiate. Non è più presente la voce o la figura di un presentatore televisivo, la narrazione è affidata totalmente alle immagini e al racconto di testimoni e familiari delle vittime, intervistati appositamente per la produzione della serie. Alle interviste si aggiungono nuovamente le ricostruzioni con attori e comparse ma anche l’utilizzo di immagini di archivio (quando possibile) che non solo costituiscono un’ulteriore testimonianza, ma danno alla serie un tocco di autenticità in più.

Il primo episodio è un ottimo esempio di come la serie si struttura e configura nel corso delle dodici puntate. In questo primo caso riaperto è raccontata la storia di Rey Rivera, un’aspirante sceneggiatore americano il cui corpo è stato ritrovato al Belvedere Hotel di Baltimora nel 2006, otto giorni dopo la sua misteriosa scomparsa. Le dinamiche della morte di Rey sono tutt'ora da chiarire: è stato ritrovato con quasi tutte le ossa rotte in un’area dell’hotel isolata, sotto a un buco presente sul soffitto.

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Immagine fotografata

Inizialmente si è pensato a un suicidio, all’eventualità che Rey si sia lanciato dal tetto del palazzo e abbia penetrato il soffitto della stanza in cui è stato ritrovato. Le circostanze però non quadrano, non ci sono testimoni, non ha i suoi oggetti personali con sé e i familiari che ricostruiscono le sue ultime ore di vita non sono d’accordo con gli investigatori. Di fatto, il medico legale stabilisce la causa di morte del giovane come “indeterminata”, cosa che rimane ancora oggi.

A causa della natura dei casi irrisolti raccontati, ogni episodio termina con una call to action, un invito nei confronti dello spettatore a comunicare qualsiasi informazione inerente al caso narrato, attraverso modalità specifiche (contattando i familiari o le autorità locali) o attraverso il sito unsolved.com.

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Unsolved Mysteries

Oltre gli “Unsolved Mysteries"

Una delle differenze principali con la serie originale è data dalla portata globale di una piattaforma come Netflix. Di fatto, i casi della nuova Unsolved Mysteries non si svolgono unicamente negli Stati Uniti ma anche in Europa e Asia. 

La portata globale ha anche un altro effetto: nell’era di internet, grazie a commenti, confronti su forum e social network, è molto più semplice smuovere il pubblico per provare a risolvere gli eventi raccontati (non a caso, dopo la trasmissione dell’episodio su Rey Rivera sono emerse nuove teorie che confermano che non si è trattato di un suicidio).

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Immagine fotografata

Se la serie originale riusciva a spaventare e interessare grazie alla spettralità di un presentatore come Robert Frank, unito alla varietà di narrazioni, la nuova versione di Unsolved Mysteries si affida a uno stile aggiornato. Sono quasi totalmente assenti storie legate al paranormale e leggende metropolitane, cosa che caratterizzava il prodotto originale e, come già visto, la struttura narrativa è stata rinnovata. 

Per i fan della storia docu-serie sarà inevitabile notare questo cambio di paradigma, che potrebbe inficiare sulla loro fruizione, eliminando il sentimento di nostalgia che avrebbe potuto proiettarli indietro nel tempo. Nonostante ciò, i nuovi misteri raccontati risultano indubbiamente affascinanti e gli episodi sono sicuramente ben studiati.

In vista della notte di Halloween, oltre alle serie tv e ai film presenti nelle nostre guide, Unsolved Mysteries è la scelta giusta se volete provare a risolvere veri e propri misteri.

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